Continua la mattanza

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kikazze
00venerdì 5 maggio 2006 22:06

ROMA - Ancora due militari italiani morti in un attentato. A poco più di una settimana dalla strage di Nassiriya, in cui hanno perso la vita un tenente dell'Esercito e due carabinieri, oggi un ordigno ha ucciso a Kabul due alpini del contingente di Isaf, la missione internazionale della Nato in Afghanistan.

Altri quattro sono rimasti feriti. Ancora presto per individuare una matrice: per alcuni dietro c'é al Qaida; secondo altri i Taleban, che in serata hanno rivendicato. Ma non e' detto che una delle due ipotesi escluda l'altra. Intanto 4 persone, presunti taleban, sono state arrestate dalla polizia locale: tra loro, dicono, anche l'esecutore materiale.



L'ESPLOSIONE - E' avvenuta alle 16:20, le 13:50 in Italia. Dodici militari italiani a bordo di due veicoli blindati 'Puma' stavano pattugliando la zona della Musay valley, a una quarantina di chilometri a sud-est di Kabul. All'improvviso, l' inferno.

L'esplosione ha investito in pieno il primo blindato: tutti e 6 gli occupanti sono rimasti feriti. Due in modo gravissimo, gli arti dilaniati. I soccorsi sono scattati "prontamente", dicono al comando italiano. Due elicotteri, un CH-47 dell'Esercito e un AB 212 dell'Aeronautica sono stati inviati sul posto. Gli alpini coinvolti nell'attentato sono stati trasportati all'ospedale da campo tedesco di Kabul, dove due di loro sono deceduti poco dopo.

LE VITTIME, I FERITI - I morti hanno 27 e 29 anni. Sono il tenente dell'Esercito Manuel Fiorito, in forza al 2/o Reggimento alpini di Cuneo, nato e residente a Verona. Non era sposato, così come il maresciallo ordinario dell'Esercito Luca Polsinelli, l'altra vittima, che era nato a Orbetello, abitava a Sora ed era in servizio al 9/o Reggimento Alpini dell'Aquila.

I quattro feriti - che domani pomeriggio dovrebbero tornare in Italia, a Ciampino, con un velivolo militare tedesco - non sarebbero in condizioni particolarmente critiche. Effettivi del 2/o alpini di Cuneo, sono i caporal maggiori Giarracca, Clementini, Rivano e Mastromauro. Quasi tutti i militari coinvolti erano arrivati da pochi giorni a Kabul. "Stanno bene, non sono in pericolo di vita", ha assicurato l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, capo di Stato maggiore della Difesa.

L'ORDIGNO - Ancora una volta un 'Ied', un ordigno artigianale, ma dalla potenza devastante. Gli accertamenti avrebbero già escluso che a saltare in aria sia stata una mina, magari un residuato dei decenni di guerre che si sono combattute anche nel recente passato.

Dunque, un ordigno sistemato apposta sul ciglio di quella strada sterrata per colpire, anche se non necessariamente i militari italiani: sembra quasi certo che sia stato azionato con un comando a distanza. A sostegno della 'non casualita'' dell'attacco odierno, che sarebbe stato al contrario attentamente pianificato, anche il fatto che altri ordigni sono stati recuperati oggi dagli artificieri proprio in quella zona: si tratterebbe di altri 3 'Ied' dello stesso tipo di quello usato per l'attentato, pronti ad esplodere.

Nel 2006 c'é stata una recrudescenza nell'uso di 'Ied': da gennaio hanno ucciso 20 militari della Coalizione; in tutto il 2006 erano stati 21. Al comando di Italfor, comunque, spiegano: "Non c'era alcuna minaccia diretta nei confronti degli italiani. Non c'erano segnali specifici e dunque non c'é stato né un incremento né una flessione nelle misure di sicurezza. Ma una cosa è certa: l' attenzione è sempre stata massima".

GLI ARRESTI, IL MOVENTE - Quattro persone sono state arrestate dalla polizia afgana, a quanto pare tutti esponenti dei Taleban: tra questi, secondo quanto si è saputo da fonti locali, anche un uomo ritenuto il probabile esecutore materiale. In attesa di capire meglio, sulla matrice si possono fare soltanto ipotesi.

Una rimanda alla galassia di Al Qaida, tenuto conto soprattutto del messaggio Gulbuddin Hekmatyar - trasmesso ieri da al Jazira e considerato una sorta di 'chiamata alle armi' - in cui l'ex signore della guerra afgano ha dichiarato di porsi sotto la guida di Osama Bin Laden e Ayman al Zawahiri.

Un' altra pista, invece, è più 'locale', ma viene tenuta in attenta considerazione dagli inquirenti: il sospetto, in questo caso, è che l'attacco di oggi sia una ritorsione per l'arresto di un importante capo taleban, incarcerato di recente dalle forze di sicurezza afgane. L'uomo, il mullah Ezath - ritenuto responsabile, con la sua milizia, di una serie di attacchi alle forze della coalizione - è stato arrestato il 30 aprile.

La sua roccaforte sarebbe proprio nell'area di Musay, dove sono stati colpiti gli italiani. L'attentato potrebbe essere dunque considerato una 'risposta' all'arresto. Anche perché, 'prima', quella zona era tranquilla: nei confronti dei militari italiani, che la pattugliano da alcuni mesi (in precedenza era affidata ad un altro contingente), non è mai stato sparato neppure un colpo di fucile. La situazione, invece, si sarebbe complicata successivamente e l'aumentato pericolo era stato segnalato anche dall'intelligence.

A questo si aggiunga che un responsabile taleban, Abdul Rauf, ha rivendicato con una telefonata la responsabilità dell'attacco: la rivendicazione è ora al vaglio degli esperti. Le indagini, comunque, sono appena cominciate.

La procura di Roma ha aperto un fascicolo per 'strage con finalita' di terrorismò e in queste ore i carabinieri del Ros stanno raggiungendo Kabul.


fonte: ansa
macallan
00sabato 6 maggio 2006 00:55
gli attentati ai nostri contingenti continuano, anzi la
situazione è peggiorata in questi ultimi giorni.
Non sarà certo con questi ignobili attacchi, puro terrorismo,
ai nostri soldati, che l' Irak o l' Afghanistan potranno
rinascere.
Non è certo così che si ringrazia chi viene a portare aiuti
e a dare una mano a ricostruire il proprio paese. [SM=x676703]

[Modificato da macallan 06/05/2006 0.55]

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