---------------------------------------------------------------
---------------------------------------------------------------
tv_radiocorriere_numero_52
www.ufficiostampa.rai.it/tvradiocorriere/20121012/tv_radiocorriere___numero...
---------------------------------------------------------------
---------------------------------------------------------------
«FU SOPRAFFATTA DALLA POTENZA DEGLI SCONGIURI ALTRUI»
«Voglio stare per strada e raccontare quello che vedo», ripeteva da piccola Elsa
Di Gati. Poi il suo sogno di diventare giornalista si è realizzato e oggi conduce su
Rai3 "Codice a barre". «In giro ci sono tanti sprechi e tantissime opere
incompiute, molte più di quelle che possiamo immaginare - spiega -. I problemi
della gente sono diversi, difficili, anche strazianti. A volte vorrei moltiplicarmi
per poterne risolvere almeno uno»
di Serena Pannicelli
Elsa Di Gati ha una carriera a tutto tondo. Dalla carta stampata alla radio e poi alla televisione, passando per programmi di misteri, di favole e cultura alle cronache dei Tg e dei programmi di approfondimento.
Ora su Rai3 conduce alle 11.00 del mattino "Codice a barre", dove ci fa conoscere meglio la burocrazia ottusa, l'Italia degli sprechi di denaro pubblico, la mancanza di servizi.
A quale esperienza è più legata?
Sicuramente a quella radiofonica. È stato il mio esordio, il primo contratto. Poi mio padre, Angelo, era al Gr3: è anche una questione di cuore.
Quella del giornalismo è una passione?
Volevo fare questo lavoro fin da bambina, proprio come papà. Gli dicevo: «Voglio stare per strada e raccontare quello che vedo». E lui rispondeva: «Guarda che chi sta per strada non conta niente, meglio che ti trovi una scrivania». Probabilmente sapeva che il mestiere era in trasformazione, che avere potere contava anche nel giornalismo. Non mi ha convinto. I miei genitori mi hanno lasciato libera di scegliere, ma volevano che facessi l'insegnante. Così mi sono laureata in Lettere.
E poi…
Ora è sola alla conduzione di "Codice a barre", ma negli anni ha avuto molti partner. A "Cominciamo bene" Toni Garrani, Corrado Tedeschi, Fabrizio Frizzi e nel programma "Apprescindere" Michele Mirabella. Chi rimpiange?
Sono stata bene con tutti, non saprei proprio dire con chi ho lavorato meglio. Ancora oggi però ho un rapporto di profonda amicizia con Fabrizio Frizzi, persona squisita, di grande sensibilità.
Dopo tanti anni di programmi di approfondimento ha scoperto qualcosa di nuovo con "Codice a Barre"?
Che ci sono tantissime opere incompiute, molte più di quelle che immaginavo, e in posti inimmaginabili. Tanti, tanti sprechi. Poi ho capito che i cittadini si sentono soli. Mi arrivano molte mail e anche se, all'insegna del nuovo corso Rai, in redazione siamo pochi, cerchiamo di rispondere a tutti nel più breve tempo possibile. A volte mi vorrei moltiplicare, triplicare le mie forze, poter risolvere i problemi di tutte le persone che mi scrivono. I problemi della gente sono diversi, difficili, a volte strazianti.
Ha una bimba di sei anni. Ha paura per lei che crescerà in un mondo così complesso?
Cerco di non farmi prendere dalle ansie, quando tre anni fa l'ho adottata, ho deciso che avrei avuto un approccio sereno con le difficoltà che si sarebbero presentate sul nostro cammino. La cosa che più mi spaventa sono i suoi occhi a mandorla. Viene dal Vietnam e purtroppo sono proprio i suoi compagni di scuola a farla sentire diversa. Quando le dicono che ha gli occhi strani, lei torna a casa e mi dice: «Me li raddrizzi?». Quest'estate abbiamo fatto la gara dell'abbronzatura perché capisse che essere più scuri non vuol dire niente. Spero di saperle spiegare come sia bella e importante la diversità.
Spero che mi soccorra quel "codice segreto" che esiste tra genitori e figli e che fa trovare le parole giuste. Non voglio che soffra e sto allerta.
Ha scritto un libro di epitaffi. Come mai questa idea?
Era "Le mie penultime parole famose". Mi sono divertita. Ho intervistato duecento personaggi dello spettacolo e della cultura ed ho raccolto solo quarantasette risposte… Tutti gli altri non mi hanno voluto rispondere, facendo gesti che lascio immaginare…
E qual è il suo?
"Fu sopraffatta dalla potenza degli scongiuri altrui". Quello di Mario Monicelli, che riuscì a dirmelo dopo un quarto d'ora di risate: "Non mi preoccupava la sconfitta se la causa che difendevo era giusta". Tinto Brass, invece, voleva scrivere sulla sua tomba "Fu vera gloria? Ai posteriori l'ardua sentenza". Alcuni, come Giulio Andreotti o Giovanni Floris, si sono fatti un coccodrillo lunghissimo e, inaspettatamente, senza alcuna ironia.
Ha cantato anche un brano di Franco Califano, "L'impossibile fino alla fine", i cui incassi sono stati evoluti all'onlus "I bambini per i bambini"
Sì, ho fatto anche quello. Io che sembro così misurata e tranquilla, in realtà faccio mille cose e sono curiosa di tutto. La mia giornata inizia alle 6.30 in palestra con lo spinning. Poi torno a casa, preparo la colazione, leggo i giornali, vado al lavoro: devo sempre fare qualcosa. Essere scatenata è il mio lato oscuro.
---------------------------------------------------------------
---------------------------------------------------------------
[Modificato da simmax 22/10/2012 06:20]