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18/08/2019 16:28 | |
Cos'è?
Ne parleremo qui anche per capire meglio chi è un Carismatico e perchè.
[Modificato da Ankie 18/08/2019 16:36] |
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18/08/2019 16:30 | |
What do Ronald Reagan, Bill Clinton, and Barack Obama have in common? They all are, or were, extremely charismatic leaders, and they all had remarkably similar elections and early presidential terms: Each rode his charisma and ensuing popularity to fairly decisive election victories. Each faced economic challenges early in his term. And each was subject to high public expectations when he came into office.
Testo nascosto - clicca qui The similarities continued past the initial glow: A year and a half into each of their terms, the public was becoming disenchanted. In the mid-term elections, voters voiced their disappointment by shifting toward the opposing party. Could this be the "curse" that charisma brings?
We in the U.S. have a tendency to idolize leaders. Scholar Jim Meindl and his colleagues called this the "Romance of Leadership." We are especially enamored with charismatic leaders. As a result, we get our expectations up - and often they're unreasonable. When Clinton visited Claremont McKenna College, where I teach, one of the students asked him about the differences in his work as president and his current work with his foundation. He answered, "I'm finding out how easy it is to get things done when you are not president." The charisma that worked against Clinton as President is paying big dividends in his post-presidential work.
I came to this realization about the particularly high expectations we may hold of charismatic leaders when asked to give my mid-term "report card" of Obama's presidency. When focusing only on what he promised, and what he delivered, Obama actually gets pretty high marks. But public perception -- and the polls -- are driven by far more than that.
So perhaps the curse of charisma is that it raises the public's expectations that the leader will create a great transformation, and they are not impressed with small (or even moderate) gains. On the positive side, both Reagan and Clinton were still able to use their charisma to win second terms. The interesting things is that we seem to value charismatic leaders more when they are ex-leaders, than when they are actually leading.
Now that Reagan is gone and Clinton is playing his role of former President, I hear Republicans and Democrats, respectively, yearning for the "Reagan" or "Clinton" years. This seems true of all charismatic leaders - Winston Churchill, Gandhi, Kennedy, all valued more when they are gone than when they were actively leading. If Obama is able to use his charisma, achieve more, and make the voting public more aware of his accomplishments, he may be able to win a second term and a generation from now, some will be yearning for the "Obama years."
The lessons for leaders: Charisma is both a blessing and a curse. Charismatic leaders typically emerge when followers want change, but the leader's charisma raises expectations to perhaps unrealistic levels. Charisma alone won't get it done, if the leader doesn't deliver enough to persuade followers to grant the leader more time.
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:28] |
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18/08/2019 16:33 | |
Come è potuta avvenire la trasformazione dell'apparentemente insignificante Adolf Hitler nel Führer del Terzo Reich? In che cosa consisteva davvero il suo presunto carisma e in che modo rispondeva alle attese messianiche del popolo tedesco? Secondo Ludolf Herbst, Hitler non fu sin dall'inizio quello che oggi si ricorda. La sua visione del mondo e la sua consapevolezza di sé, prima della pubblicazione di Mein Kampf, erano ancora incerte e non era scontata la direzione della loro evoluzione. La costruzione dell'immagine pubblica del Führer, a partire da una serie di esperienze di vita che influenzarono via via il carattere di Hitler, sarà il frutto di una volontà non solo sua. Le possibilità di manipolazione della moderna propaganda, che il partito nazionalsocialista usò e sfruttò come nessun altro partito, sono ancora oggi sottovalutate e tutte le rappresentazioni della dittatura nazista come "governo carismatico" risultano fuorvianti. L'attribuzione di un'autorità carismatica a Hitler si basa su inappropriate applicazioni della sociologia del potere di Max Weber, che se correttamente interpretata consente invece di sfatare il luogo comune del suo carisma come dono soprannaturale e di rintracciare i fondamenti reali della sua autorità. Sono infatti concrete condizioni – di ordine politico, economico, sociale, culturale più che personali – a determinare davvero il carisma hitleriano, e più in generale dei leader nei regimi totalitari, tramite la sua "pratica quotidiana". Il Führer fu così trasformato dagli anni trenta in avanti in un messia, passo dopo passo, dalla propaganda nazionalsocialista e presentato sempre più come un'icona, oggetto di pubblica venerazione. La concezione tuttora diffusa del suo carattere carismatico viene dunque relegata da Ludolf Herbst nel novero delle leggende.
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18/08/2019 16:39 | |
Le 10 Qualità di un Capo CARISMATICO
Ci si interroga spesso su quali siano le caratteristiche che un Capo, o colui che ricopre un ruolo di Punto di Riferimento, debba avere per attirare le attenzioni come una calamita.
La realtà ci porta a pensare, giudicando gli esempi di leader che incontriamo nel quotidiano, che quell’ultima parola della frase precedente necessita un accento sulla “A” finale. È proprio così, spesso il Capo è una calamità piuttosto che una calamita.
Testo nascosto - clicca qui Come sono lontani i tempi in cui il Capo era uno tutto d’un pezzo, la storia ci ha lasciato in eredità culturale esempi di questo tipo. Ora sembra che, per una legge della compensazione, tanto ci ha dato la storia nel passato tanto ci sta togliendo nel presente. Cercasi uomo carismatico disperatamente.
Lasciando da parte frasi nostalgiche, quali qualità caratterizzano un Capo Carismatico?
La leadership carismatica comporta un senso che diventa stile, talento e fiducia anche se tutti i leader hanno un minimo comun denominatore: non nascono leader, lo diventano nell’applicazione maniacale di fattori determinanti.
Questi leader carismatici hanno una qualità che è difficile da definire, ma che attira seguaci e ispira le persone all’azione. I leader trasformazionali sono spesso molto carismatici, perché sono in grado di avviare e mantenere un livello significativo di cambiamento nell’organizzazione.
Le seguenti sono 10 delle caratteristiche più importanti della leadership carismatica.
1. Comunicazione
I leader carismatici hanno abilità straordinarie nella comunicazione. Questo aiuta a motivare i dipendenti nei momenti difficili e aiuta anche a rimanere radicati quando le cose vanno bene. Non hanno esaltazioni né depressioni, niente Up o Down, la parola chiave è equilibrio. I leader sono a proprio agio sia a comunicare uno a uno o anche in un contesto di gruppo
2. Maturità
Sebbene abbiano una personalità molto potente, anche un leader carismatico ha maturità e carattere. Non credono nella vuota esibizione (Stereotipo dell’apparenza), ma attingono dalla loro saggezza e conoscenza che hanno accumulato nel corso degli anni di vita e di esperienze lavorative. Si comportano in modo maturo e responsabile in tutte le occasioni.
3. Umiltà
I leader carismatici hanno anche un senso di umiltà. Danno valore ai propri collaboratori e hanno la capacità di ascoltare veramente le loro preoccupazioni. Sanno che le persone sono il vero capitale sociale di un’azienda, sono consapevoli che sono le persone che fanno la differenza. Il leader carismatico è in grado di convincere il collaboratore del valore che apportano all’organizzazione e mostrare loro come i loro contributi influiscono sugli interessi strategici dell’azienda. Ispirano grande lealtà ai loro dipendenti.
4. Compassione
Anche i leader carismatici di successo sono compassionevoli. Il carisma da solo potrebbe non essere sufficiente, perché c’è una possibilità molto reale che possa disintegrarsi nella mera adorazione dell’eroe. Compassione, integrità, onestà e forza d’animo sono anche altre qualità che i leader carismatici di successo mostrano.
5. Sostanza
Il carisma può esistere senza sostanza (chissà quanti arrivano là in alto ma, la sostanza non c’è…), ma solo per un tempo molto breve. Il comportamento appariscente e sfarzoso può catturare l’attenzione delle persone, ma alla fine, coloro che hanno riposto fiducia al leader, vorranno qualcosa di sostanziale dietro a quella facciata di apparenza (trattasi pur sempre di una maschera). Un leader carismatico non deve solo parlare, ma anche camminare. Il fascino gli fa guadagnare tempo ma è la sostanza che fa chiudere l’affare.
6. Fiducia
Inutile dire che i leader carismatici sono davvero fiduciosi. Sono a loro agio con se stessi e con chi li circonda. Vedono il bicchiere sempre pieno, né mezzo vuoto né mezzo pieno. Capiscono bene se stessi e non cercano di essere qualcun altro. Non fanno i pappagalli di altri. I leader carismatici sono sicuri perché si sentono a proprio agio nella propria pelle.
7. Linguaggio del corpo positivo
Una delle prime cose che noterai di un leader carismatico è il linguaggio del corpo caldo, aperto e positivo. Sono in contatto visivo con colui con il quale stanno parlando, sorridono e si presentano agli estranei con la genuina gioia di creare un nuovo contatto. Hanno una spavalderia accattivante e sono autentici.
8. Capacità di ascolto
I leader carismatici sono estremamente bravi ascoltatori. Quando ti ascoltano, non si agitano o sembrano distratti. Un leader carismatico presta attenzione a ciò che viene detto e ascolta con interesse. Sono impegnati nella conversazione e agiscono con empatia.
9. Autovalutazione
Uno degli attributi dei leader carismatici è che tendono spesso a guardarsi. Sono consapevoli della loro potente personalità e del fatto che i loro seguaci li stanno guardando, sanno che sono sotto i riflettori e la buccia di banana è sempre presente nel loro percorso. Questo può essere ottenuto solo con l’auto-monitoraggio.
10. Auto-miglioramento
Sa anche quanto sia importante migliorare continuamente se stesso…
La sottile linea fra logica e follia, questo è ciò che rappresenta il fondatore di un progetto o di una azienda. Un equilibrio tra strategie e creatività, tra metodo e genialità, tra razionalità e irrazionalità.
Un precursore del tempo. Un creatore di futuro. Una Persona capace di tracciare una strada indelebile in epoche, che la cronaca dipinge spesso come ardue e complesse.
Buona Giornata.
Loris Comisso
www.loriscomisso.it/2019/01/29/le-10-qualita-di-un-capo-cari...
Bello quel "Punto di Riferimento"
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:29] |
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18/08/2019 16:43 | |
Bè mi pare di averle ampiamente tutte le 10 Caratteristiche del Leader Carismatico, no? |
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21/08/2019 11:32 | |
Corriere della Sera > Editoriali > Le cinque qualità di un leader carismatico
Cos'è il carisma? Quando si dice che uno ha carisma? Quando possiamo parlare di capo carismatico? Quando una persona è capace di convincere altre persone a seguirlo, a formare un gruppo, un’associazione, un partito, un esercito, dando loro una meta, trasmettendo loro fiducia, entusiasmo, speranza? Per ottenere questi risultati il capo deve possedere diverse qualità. La prima è capire, intuire che cosa vuole la gente in quel momento, identificarsi con il pubblico, sentire come lui. Evita Perón veniva dal popolo, apparteneva al popolo, sapeva quali erano le speranze, i sogni del popolo. Tutti i grandi generali sono sempre stati in mezzo ai loro soldati. Cesare dormiva su una brandina da campo, Alessandro era il primo in battaglia. Quando il capo perde il contatto con la gente è perduto. E' accaduto a Mussolini quando si è alleato con Hitler. La seconda qualità del capo è di credere nella meta che propone, non dubitarne mai. De Gaulle, dopo la sconfitta della Francia, è andato in Inghilterra per continuare la guerra. Era solo, non aveva esercito, non aveva niente, salvo l'assoluta determinazione di tornare vittorioso a Parigi.
Testo nascosto - clicca qui
Terza qualità è l'intuito strategico, la capacità di cogliere fulmineamente l'essenziale, di puntare diritto alla meta lasciando da parte tutto ciò che è secondario. Una sicurezza e una rapidità che gli consente di vincere in situazioni considerate disperate, ma che possono portarlo anche a errori catastrofici. La quarta qualità è la capacità di stabilire un rapporto affettivo con ciascuno dei suoi. Quando li guarda, loro hanno l'impressione che li conosca tutti personalmente. Quando stringe loro le mani, quando li abbraccia, ciascuno ha l'impressione che si rivolga a lui come individuo, che lo ami come individuo. Infine il capo carismatico è anche un abilissimo comunicatore attraverso le parole ma soprattutto inventando formule, simboli, bandiere, divise, scenografie, rituali, istituzioni. E anche edificando edifici, monumenti. Alessandro ha fondato decine di città, Napoleone ha sventrato e ricostruito Parigi. Grazie a queste qualità, se ci sono tensioni collettive, i capi raccolgono masse di persone insoddisfatte creando formazioni politiche che sembrano emergere dal nulla. Nei Paesi democratici queste formazioni entrano poi nel gioco politico come le altre, ma il loro capo non è sostituibile e di solito dura più di quanto non si immagini.
26 novembre 2007
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:29] |
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29/08/2019 17:18 | |
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05/09/2019 16:41 | |
www.tibicon.net/2019/05/leadership-carismatica-no-grazie/
LEADERSHIP CARISMATICA? NO, GRAZIE.
Sembra che l’essere, o diventare, un leader carismatico rappresenti un traguardo ambito.
Non è raro, infatti, sentire persone definire “carismatico” chi mostra particolare efficacia nella guida di persone, gruppi o addirittura nazioni.
Ma cosa significa realmente, essere un “leader carismatico”?
Testo nascosto - clicca qui Beh, amici miei, la parola “carisma” risulta essere fra quelle destinate a essere molto citate e poco conosciute: per questo ho deciso di fare una breve ricerca sul termine e raccontarvi cosa penso del leader carismatico.
Il dizionario Gabrielli definisce il carisma una “grazia soprannaturale concessa dallo Spirito Santo a un individuo, a vantaggio di tutta la comunità”.
In psicologia il termine indica la capacità di esercitare una forte influenza su altre persone e deriva dalla parola greca χάρισμα, charisma, a sua volta derivata dal sostantivo χάρις, cháris, ovvero grazia: assume, in entrambi i casi, il significato di dono.
Il termine carismatico è stato attribuito e viene tuttora attribuito a persone – sovente leader politici o statisti in genere – che abbiano segnato in qualche modo la storia per la loro capacità di radunare attorno a sé una massa critica capace di sconvolgere il corso degli eventi.
Il sociologo Max Weber definì l’autorità carismatica come “fondata sulla devozione all’eccezionale santità, eroismo o carattere esemplare di una singola persona, e dei modelli normativi o ordini rivelati o impartiti da tale soggetto”. Egli applica il termine carisma ad “una certa qualità della personalità di un individuo, in virtù della quale egli si eleva dagli uomini comuni ed è trattato come uno dotato di poteri o qualità soprannaturali, sovrumane (…). Questi requisiti sono considerati di origine divina o esemplari, e sulla loro base l’individuo in questione è trattato come un leader“.
Insomma, una roba seria.
E questo spiega anche perché sia così diffuso il desiderio di diventare un leader carismatico, poiché il carisma risulta particolarmente confortevole per una serie di ragioni:
ci fa sentire un po’ speciali in virtù di un dono, qualcosa di divino che si è naturalmente materializzato in noi. Lo vogliamo dire? Siamo un po’ santi in vita e questo ci fa sentire bene. Non c’è merito nel possedere una caratteristica che non ti sei guadagnato? Non fare il pignolo per favore…;
la leadership carismatica ci mette al riparo da critiche, perché la divinità non può essere criticata. E sai quanto tempo risparmiato per non dover spiegare a Tizio e a Caio il perché delle tue azioni? L’assenza di critica rende più difficile l’individuazione di errori eventuali? Ma quali errori, il leader carismatico non sbaglia mai…;
le persone ci amano, poiché il legame con chi ha in sé una radice di divinità non può che essere governato dall’amore. E essere amati è bello, no?
Allora, ti starai domandando, perché non mi piace la leadership carismatica se sembra avere solo vantaggi?
Beh, la ragione sta nel fatto che (come dice Freud nel suo Psicologia delle masse e analisi dell’io e come anche avvenimenti recenti hanno ampiamente dimostrato) il legame fra leader e gran parte dei seguaci è governato dall’amore; un amore che rende l’Io del seguace sempre più umile e il leader sempre più magnifico, prezioso, e si impossessa dello stesso amore che l’Io del seguace ha per sé.
Questo amore può essere duraturo e resistente al tempo e, in alcuni casi, può sopravvivere al leader stesso; ma vi sono casi (molto frequenti) in cui a un certo punto della storia l’amore cessa, per le ragioni più svariate, e viene rimpiazzato dal rancore, dal senso di tradimento o addirittura dall’odio.
E non di rado sfociando nella violenza.
Inoltre, fare la fine anche solo dell’uomo nella vignetta non deve essere piacevole.
Leadership carismatica? No, grazie.
E tu vorresti essere un leader carismatico?
Yep.
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:30] |
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11/09/2019 13:19 | |
Di Maio ieri da Floris ha parlato di Leadership:
La leadership è quella di chi ascolta chi ha attorno e anche chi è più distante: ho fatto errori quando non ho ascoltato"
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19/09/2019 21:29 | |
Rutelli: "Se la leadership è comando solitario poi alla fine quando perdi, perdi tutto e tutti, anche quelli che ti avevano esaltato acriticamente. Renzi ha talento ma non la capacità di guidare un gioco di squadra e formare gruppi dirigenti".
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20/09/2019 23:06 | |
Spesso il termine Leadership viene confuso con CARISMA. Sono due parole importanti, ma dal significato profondamente differente.
Il Leader non è brillante non è un Leader?
Il vero problema è il significato che attribuiamo alla parola Leader. Spesso la traduciamo avvicinandola al carisma.
Non bisogna confondere il carisma con la leadership con il carisma, perché sono due cose differenti.
Non c’è cosa più sbagliata, perché il carisma ha più a che fare con il magnetismo, con la capacità hanno alcune persone di sedurre, attrarre, arruolare, creare seguito. Certe volte con il carisma le persone riescono a millantare, fregare, imbambolare gli altri.
www.antoniopanico.com/blog/carisma[Modificato da Ankie 20/09/2019 23:06] |
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30/09/2019 22:59 | |
Anatomia del “leader carismatico” secondo Max Weber
di Leonardo Guzzo
Testo nascosto - clicca qui
Da tempo una corrente di pensiero molto attiva all’interno del PdL disegna per la nuova formazione politica il modello del “partito carismatico”, fondato sull’ascendente straordinario di un leader riconosciuto e sulle capacità di una classe dirigente preparata e compatta, estratta dalle eccellenze della società civile e chiamata a irradiare il carisma del leader sul territorio. Si tratta di un partito identificato non più dall’ideologia, ma da un programma di interventi concreti e dalla leadership di una forte personalità che spende il suo credito per realizzarli. I detrattori più irriducibili di questo modello lo accusano di essere anti-democratico, contrario se non alle forme almeno allo spirito della democrazia. In esso ravvisano il germe del populismo o addirittura di una dittatura soft.
Ma davvero l’idea del partito e del governo “carismatico” è così peregrina e scandalosa? I suoi sostenitori trovano un alleato illustre e inatteso in Max Weber. Il pensatore tedesco – filosofo, sociologo ed economista, padre nobile (ma non autore) della Costituzione di Weimar – elaborò alla fine della Prima Guerra Mondiale una teoria del governo che ravvisava nel carisma un elemento imprescindibile del potere. Nel saggio “La politica come professione”, pubblicato nel 1919, Weber sostiene che ogni forma di autorità si basa su motivazioni intrinseche, che prescindono dall’impalcatura giuridica e la condizionano, e mezzi esteriori. La motivazione intrinseca dell’autorità è talvolta la tradizione, la fede in io e nel sovrano che lo rappresenta, la fede nella Ragione e nella Legge che la incarna, più spesso è il carisma, la capacità del leader di entrare in comunicazione diretta con la gente, di acquisire ed esercitare un fascino del tutto speciale.
Senza dubbio questo meccanismo di legittimazione del potere consente pericolose aberrazioni (una delle quali la Germania del 1919 si avviava a sperimentare) ma è ugualmente all’origine di situazioni virtuose. In questo modo sono nate in Europa le grandi monarchie, seguendo questo canovaccio le più prestigiose democrazie occidentali hanno vissuto alcuni tra i loro periodi di massimo splendore. Si pensi all’epoca di Roosevelt negli Usa, a quella di De Gaulle in Francia, a quelle di Churchill, della Thatcher e di Blair in Gran Bretagna. Si pensi, magari in misura minore, a De Gasperi in Italia. Tutti questi personaggi hanno in comune una natura eccezionale, che ha giustificato agli occhi della gente il loro primato sulla scena politica: primato assoluto e inattaccabile, ai limiti della compatibilità col paradigma democratico. Almeno all’apparenza… In realtà, secondo Weber, in ogni tipo di regime il carisma è il marchio che contrassegna il vero potere. Dal sovrano antico e moderno, dal capo politico dell’antica Roma fino al “libero demagogo” dell’Italia rinascimentale e al capopartito parlamentare, cresciuto sul terreno dello Stato costituzionale tipico dell’Occidente, il carisma è il filo rosso che accomuna e giustifica ogni forma storica di leadership.
La vera particolarità del regime democratico sta nella possibilità di vagliare il carisma attraverso lo strumento elettorale, di sottoporlo a verifica sulla base degli effetti prodotti e dei risultati ottenuti. Weber è scettico sul concetto di “sovranità popolare” e disegna uno scenario in cui, al di là delle apparenze e delle regole formali, l’effettiva assegnazione del potere in democrazia avviene secondo meccanismi più subdoli e meno trasparenti delle elezioni (all’incirca gli stessi che vengono citati quando si diagnostica la crisi della democrazia occidentale). L’interferenza delle lobbies socioeconomiche, la presenza più o meno grande di corpi intermedi, la mercificazione del voto e il deterioramento del clima politico, la crescita mastodontica di burocrazie nominate dal potere politico e legate ad esso da un rapporto di dipendenza o riconoscenza sono tutte tare dell’autentico “paradigma democratico”, riscontrabili in quasi tutte le democrazie storiche. Un punto però resta fermo: la democrazia, più di ogni altro regime, mette il carisma “sotto pressione”, lo ingabbia in una serie di procedure, un sistema di pesi e contrappesi che gli rendono difficile “vivere di rendita” o esondare.
Con tutti i suoi limiti e le sue incongruenze, la teoria di Weber è ineludibile. Un punto di riferimento per quanti usano con disinvoltura la parola “carisma” e per quanti, invece, hanno remore perfino a pronunciarla. In termini generali l’analisi weberiana mostra che la leadership carismatica non soltanto è compatibile con le regole della democrazia, ma è connaturata alle dinamiche della convivenza sociale e ai processi della politica. Che oltre a un elemento razionale ( la persuasività dei programmi, l’affidabilità delle proposte) contiene un sostanziale risvolto emotivo, iscrivibile nelle categorie del fascino e dell’appetito. Applicata al caso italiano,poi, la teoria della motivazione intrinseca invita a non sottovalutare, a destra ma soprattutto a sinistra, il peso della leadership carismatica nella competizione politica. Un peso comparabile in teoria a quello di un programma serio e ben calibrato, ma enormemente amplificato nella pratica dall’esposizione mediatica e, soprattutto, di immediato riscontro. Peraltro la legittimazione carismatica teorizzata da Weber non riguarda soltanto il capo, ma si estende a tutte le istituzioni politiche. Anche la forza del Parlamento, la credibilità e la popolarità delle leggi (che è ,ovviamente, cosa diversa dalla loro efficacia giuridica ma influenza lo spirito di legalità dei cittadini) dipendono dal carisma dei rappresentanti del popolo. Quanto più il Parlamento scade da istituzione politica a istituzione burocratica, attenua il legame col corpo elettorale e rafforza quello con le segreterie di partito, si perde in lungaggini e inefficienze, tanto più viene meno la sua centralità nel sistema.
Purtroppo sulla reputazione della teoria di Weber e sul suo personale “carisma” pesa una macchia. Dalla vulgata Max Weber è considerato uno dei responsabili indiretti dell’avvento del nazismo, per tramite della fragile e ambigua Costituzione di Weimar. Un’affermazione semplicistica e discutibile… Innanzitutto il contributo di Weber al famigerato articolo 48 (che attribuiva pieni poteri al Presidente della Repubblica in caso di grave minaccia per lo Stato) va chiarito, ma più in generale la Costituzione di Weimar conteneva il germe del nazismo non più di quanto lo Statuto Albertino covasse in potenza il fascismo. In realtà il regime semi-presidenziale (o semi-parlamentare) delineato dalla costituzione tedesca mirava a contemperare le istanze rappresentative tipiche di ogni democrazia, rafforzate dalla nascita dei partiti di massa, con l’esigenza di una guida carismatica in tempi di crisi. Certo la formulazione del testo era ambigua, frutto di un estenuante compromesso, e l’art.48 sottovalutava gli effetti di una sospensione straordinaria delle garanzie costituzionali. Ma il contesto del primo dopoguerra, convulsa successione di disordini e tensioni, giustificava tanta frettolosità e apprensione.
Valutare la teoria del potere di Weber significa prescindere dalle sue (presunte) conseguenze pratiche. In questa ottica essa fornisce importanti indicazioni sul problema della leadership, che affligge in forme più o meno gravi tutte le democrazie evolute (e gli stessi organismi internazionali), e soprattutto aiuta a sfatare l’aura di tabù che circonda l’idea di “carisma” e le sue possibili applicazioni in politica.
loccidentale.it/anatomia-del-leader-carismatico-secondo-ma...
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:31] |
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08/10/2019 17:23 | |
st.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-05-25/devoti-capo-carismatico-081439.shtml?uuid=ABaDxxKB&refr...
Testo nascosto - clicca qui
Circa un secolo fa, il sociologo Max Weber coniò il concetto di carisma per definire una peculiare forma di potere politico, il potere carismatico, che ha origine da una persona ritenuta in possesso di doti straordinarie da parte di coloro che lo scelgono come capo, e lo seguono con entusiasmo e dedizione perché lo considerano investito di una missione.
Carisma in greco significa 'grazia'. Se consideriamo la frequenza con la quale questo termine è stato attribuito a vari politici italiani nell'ultimo ventennio - da Di Pietro a Berlusconi, da Bossi a Grillo, da D'Alema a Renzi - si dovrebbe concludere che l'Italia è un Paese pieno di grazia carismatica. Che ci siano tanti capi carismatici può essere una conseguenza della personalizzazione della politica italiana, derivata dallo sbriciolamento dei partiti di massa, sostituiti da partiti personali o padronali. In realtà, la personalizzazione della politica è stata costante nella storia dell'Italia unita, ma nel secolo scorso i leader carismatici non erano frequenti. Basti pensare ai presidenti del Consiglio che hanno governato più a lungo nell'Italia monarchica, come Depretis, Crispi, Giolitti: nessuno, tranne forse Crispi per qualche tempo, fu considerato un leader carismatico.
Poi ci fu per un ventennio il dominio carismatico di Mussolini, che ebbe origine da peculiari doti personali di oratore e di giornalista, e fu istituzionalizzato nel regime totalitario fascista con il culto del duce. Nella storia del ventesimo secolo, il carisma mussoliniano è stato un fenomeno singolare e per certi aspetti unico. Infatti, a Mussolini furono attribuite doti di leader carismatico molto prima del fascismo, fin dal 1912, quando a ventinove anni balzò sulla scena nazionale come leader del partito socialista. Il Mussolini socialista perse il carisma nel 1914 perché, convertito all'interventismo, fu considerato un traditore dalle masse socialiste. Dopo la Grande Guerra, Mussolini dovette faticare anche nel movimento dei Fasci, da lui fondato nel 1919, per essere riconosciuto leader carismatico: infatti, nell'estate del 1921 i capi dello squadrismo si ribellarono contro di lui perché aveva fatto la pace con i socialisti e voleva smilitarizzare il fascismo. Il carisma del Mussolini duce fu accettato definitivamente solo dopo l'instaurazione del regime a partito unico nel 1926.
Da allora, fino alla vigilia del 25 luglio 1943, Mussolini fu esaltato come duce supremo, che incarnava la missione fascista di creare un'Italia imperiale e una nuova civiltà. Il culto del duce divenne un modello per esperienze analoghe non solo nei regimi fascisti o parafascisti, ma anche nella Russia sovietica, dove l'istituzione del culto di Stalin avvenne nel 1929, affiancandosi al culto di Lenin, istituito nel 1924 dopo la morte del leader carismatico del bolscevismo.
Caduto il fascismo e abolita la monarchia, nell'Italia repubblicana i partiti antifascisti esorcizzarono il mito del carisma mussoliniano, ma i nuovi partiti di massa, la Democrazia cristiana, il Partito socialista e il Partito comunista, non si sottrassero all'influenza dell'esperienza carismatica come fenomeno di aggregazione e di mobilitazione collettiva. Tuttavia, non tutti i leader dei tre partiti furono carismatici. Non lo fu De Gasperi, anche se per un decennio fu il leader della Democrazia cristiana e per sei anni ebbe autorevolmente la guida del governo italiano nella fase più ardua della ricostruzione dell'Italia. Del resto, difficilmente poteva diventare carismatico il leader di un partito che aveva già una suprema guida carismatica nella figura del pontefice. E poco di carismatico aveva la personalità di De Gasperi, un «uomo vestito di grigio, con i suoi occhi grigi così poco cesarei, col suo volto di pietra, grigio anch'esso», come lo descrisse Montanelli nel 1949. De Gasperi era un leader che suscitava rispetto ma non entusiasmo e dedizione carismatica negli altri dirigenti e nella massa democristiana.
Il leader socialista Nenni aveva doti potenzialmente carismatiche, come la fede nella missione rivoluzionaria del socialismo, il fascino oratorio, l'efficace stile giornalistico che suscitavano entusiasmo nelle masse, ma non riuscì a unire nella dedizione alla sua persona un partito afflitto da scissione cronica. Solo Palmiro Togliatti, leader del Partito comunista fin dal suo rientro in Italia dalla Russia nel 1944, divenne un capo carismatico per la massa dei militanti del suo partito, anche se non tutti gli altri dirigenti comunisti accettarono senza discussione la sua leadership. Alla costruzione del carisma di Togliatti contribuirono il mito di Stalin, dell'Unione sovietica e della rivoluzione bolscevica, la struttura rigidamente unitaria e centralizzata del partito comunista, e la trasfigurazione mitica di Antonio Gramsci come "grande italiano", avvenuta nel 1947, nel decennale della sua morte. Nei manifesti del Pci, l'immagine di Gramsci appariva accanto a quella di Togliatti, anch'egli "grande italiano", il compagno fedele e il migliore erede del leader sardo, morto prigioniero del fascismo.
Il carisma di Togliatti fu consacrato con un culto della personalità iniziato fin dal 1945 e intensificato dopo l'attentato da lui subito nel 1948, soprattutto con la celebrazione del suo sessantesimo compleanno nel 1953, anno della morte di Stalin. In quello stesso anno, tramontò definitivamente la leadership di partito e di governo di De Gasperi, "uomo solo", che moriva l'anno dopo. Intanto Nenni continuava a essere il leader prestigioso di un partito che, oscillando fra riformismo e massimalismo, non riusciva a scegliere la strada per compiere la sua missione, rimanendo vincolato al patto di unità d'azione col più forte e carismatico Partito comunista.
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:31] |
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15/10/2019 20:14 | |
Come aumentare il proprio carisma in 15 mosse
di Giorgio Nadali
Docente, giornalista e formatore.
Il carisma della leadership è qualcosa con cui si nasce o qualcosa che si acquisisce? Testo nascosto - clicca qui Alcuni credono che il carattere da leader sia qualcosa che può essere acquisito attraverso l’esperienza, la formazione e lo sviluppo, mentre altri ritengono che la leadership sia essenzialmente un talento. In un articolo del 2002, Melvin Sorcher e James Brant nella Harvard Business Review affermano: “La nostra esperienza ci ha portato a credere che gran parte della leadership sia già insita nelle persone prima che raggiungano i venticinque anni”. Sul versante opposto, una grande banca fece il tentativo di sviluppare dei leader tra tutti i suoi 95mila dipendenti, convinti che la leadership fosse interamente sotto le influenze dello sviluppo e dell’ambiente.
Tutti i leader più efficaci della storia sono stati etichettati come carismatici. I capi carismatici sono essenzialmente comunicatori molto abili – individui che sono verbalmente eloquenti, ma anche in grado di comunicare ai seguaci a un livello profondo ed emotivo. Sono in grado di articolare una visione avvincente o accattivante e sono in grado di suscitare forti emozioni.
Un modello che rappresenta i migliori leader è la leadership trasformazionale. La prima componente della leadership trasformazionale è la capacità del leader di essere un modello di riferimento positivo (e morale) per chi li segue. Negli affari, il leader carismatico/trasformatore a volte serve come “volto” dell’azienda o del movimento (l’esempio più scontato è Steve Jobs).
La motivazione ispiratrice è la seconda qualità dei leader trasformazionali, ed è ciò per cui i leader carismatici sono noti: la loro capacità di motivare i seguaci a raggiungere alti livelli e di impegnarsi nell’organizzazione o nella causa.
Gli altri due elementi della leadership trasformazionale sono: stimolazione intellettuale – sfidare i follower a essere creativi e pensare fuori dagli schemi – e la considerazione individualizzata – essere sensibili ai sentimenti e ai bisogni di sviluppo dei seguaci.
I leader trasformazionali sono carismatici, ma sono anche noti per la leadership di gruppi altamente performanti e per lo sviluppo della capacità di leadership, oltre che per aiutare il gruppo o l’organizzazione a cambiare e innovare. La cosa peggiore che può far deragliare un leader è l’arroganza, e la mancanza di preoccupazione o di reattività nei confronti di seguaci e costituenti. Inoltre, un leader deve avere successo il più delle volte, e imparare da errori e battute d’arresto.
Studi di Richard Arvey e dei suoi colleghi hanno stimato che la leadership è per circa 2/3 “acquisita” e per 1/3 “talento naturale“. Tuttavia, se buona parte della leadership è un insieme di abilità e competenze, queste richiedono tempo per svilupparsi.
Ecco alcuni accorgimenti pratici:
1) Parla delle possibilità
Focalizzati sulle cose che vuoi e scopri le opportunità che altrimenti avresti perso. Se ti concentri sugli aspetti negativi della tua situazione, cosa che non puoi o non vuoi fare, amplificherai il pessimismo, provocando più emozioni negative, perdendo tempo e energia che altrimenti avrebbero potuto essere utilizzati in modo più costruttivo.
Se vuoi più tempo, parla delle cose importanti che pianificherai nella giornata, nella settimana e nell’anno (non sul fatto che sei impazzito). Se vuoi più successo, parla delle tue aspirazioni e cosa puoi fare per renderle una realtà (non di quanto grandi sono i tuoi problemi). Se vuoi più potere e influenza, parla di quello che farai con l’influenza che hai già (non su come nessuno ti prenda seriamente).
2) Non “provare” a fare qualcosa
Se il presidente Kennedy avesse detto: “Proviamo a portare un uomo sulla Luna”, probabilmente staremmo ancora provando. C’è un reale potere nel fare una dichiarazione impegnata su ciò che vuoi cambiare, raggiungere o diventare. Il “cercherò” risuona con esitazione e ambivalenza. Dire “io” dichiarerà a te stesso e chiunque ascolti che stai seriamente cambiando il gioco vuoi è già un affare fatto: sta solo aspettando di essere completato.
3) Mai dire mai
Fino a quando Roger Bannister corse un miglio in meno di 4 minuti nel 1954, lo si credeva impossibile. Poche persone si preoccupavano di provare. Ma entro sei settimane da Bannister, John Landy aveva già migliorato il record di quasi un secondo.
La maggior parte di noi non ha idea di ciò che è effettivamente possibile. Allo stesso modo, quando usiamo termini assoluti come descrittori, rientriamo in quello che è conosciuto come una “trappola linguistica” – confinandoci ai muri che le nostre parole creano. Quindi, parole come “sempre”, “mai” e “impossibile” devono essere molto rare: utilizzatele con cautela.
4) Non scusarti mai di avere un’opinione
Il filosofo russo Mikhail Bachtin ha coniato il termine “doppio discorso vocale” per spiegare il fenomeno secondo cui le persone precedono le loro affermazioni per minimizzare la possibilità di una reazione negativa. Per esempio, “So che potrei avere sbagliato tutto, ma …” o “mi scuso se qualcuno non è d’accordo, ma stavo pensando, forse …” Svalutare il tuo parere non serve a nessuno e priva tutti del valore della tua prospettiva.
5) Attenzione alle etichette. Limitano
Quando utilizzate sui contenitori della dispensa, le etichette possono essere molto utili. Ma anche tu puoi rimanervi invischiato. Ad esempio, solo perché sei talvolta pigro non significa che non puoi scegliere di non essere pigro. Solo perché hai fallito in qualcosa, non significa che tu sia un fallimento. E solo perché hai fatto una scelta sbagliata non significa che non puoi migliorare.
6) Gestisci i nervi
Quando le persone carismatiche parlano non sono nervose.
7) Ascolta con attenzione
Quando la maggior parte della gente pensa alle persone carismatiche, nota la loro capacità di parlare o interagire con gli altri. A impressionare è qualcuno che è un buon ascoltatore. È difficile essere bravi in questo nel mondo frenetico in cui viviamo. I buoni ascoltatori sono difficili da trovare. Una persona carismatica è qualcuno che ascolta con attenzione e fa sentire i tuoi pensieri apprezzati.
8) Sii facilmente riconoscibile
Rendi la tua conversazione facilmente riconoscibile a chi ti sta parlando. Usa argomenti che ti posizionino come una persona nella media, nella quale gli altri possano vedere se stessi. Usa tecniche di mirroring (specchio) usando le stesse parole e la terminologia che l’altra persona usa per cercare di trovare il terreno comune con chiunque, facendo il giusto tipo di domande.
9) Parla delle tue passioni
L’argomento giusto può dare il potere alla tua voce. Quando si pensa che qualcosa è noioso, il tuo livello di energia sarà basso. Quando si parla di una passione, la sfida che ti tiene sveglio la notte, le persone di cui ti interessi, come vuoi influenzare il mondo in meglio, la tua energia verrà evidenziata. La tua passione rimuoverà le paure altrui, e darà convinzione alla tua voce persuadendo gli altri a sostenerti.
10) Dai più di quanto prendi
Le persone carismatiche migliorano e arricchiscono le vite di coloro che li circondano. Quando ti offri sinceramente di aiutare qualcun altro, questa persona sarà particolarmente affezionata a te. Siamo attratti da coloro che servono gli altri prima di se stessi. Dai più di quanto prendi e sarai sulla buona strada per diventare carismatico.
11) Abbi senso dell’umorismo
Umorismo, umorismo, umorismo. Se hai fiducia di provare (e riuscire) a fare ridere una persona, l’avrai in pugno. Divertire ed essere carismatico vanno di pari passo fin dall’inizio dei tempi.
12) Sii adattabile alla situazione
La maggior parte delle persone pensa che la fiducia in se stessi dia carisma, ma è importante anche la capacità di essere adattabile a qualsiasi situazione o ambiente. Come? Tenere il passo con le novità e le tendenze del settore, ed essere disposti a fare domande quando non si capisce qualcosa. Spesso la gente sarà felice di spiegarti la sua esperienza.
13) Ricorda i nomi
Ricordare il nome di una persona ti può far ottenere la sua attenzione in un istante. La fa sentire importante e ti aiuta a diventare più simpatico. Come dice il famoso detto di Dale Carnegie: “il suo nome è il suono più dolce del mondo per quella persona”. In una situazione di lavoro o in una personale, fai lo sforzo di ricordare i nomi delle persone che hai incontrato.
14) Abbi un reale interesse
Un individuo carismatico emana magnetismo personale. Le persone carismatiche sono realmente interessate agli altri. La chiave è quella di mostrare attivamente interesse ed entusiasmo per l’altra persona quando ci si impegna in una conversazione. Ascolta attentamente ciò che ha da dire prima di fare domande che invitano a una maggiore profondità di informazioni. Fai questo e darai al tuo “fattore carisma” una spinta enorme.
15) Domanda
Alla gente piace parlare di se stessa. Pertanto, se ascolti di più e fai più domande, sarai molto più carismatico. Prova a scoprire quanto poco puoi parlare.
forbes.it/2017/12/18/come-aumentare-il-proprio-carisma-in-1...
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:32] |
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27/10/2019 08:44 | |
Il leader carismatico. Tra democrazia e autoritarismo nel XXI secolo
Testo nascosto - clicca qui *articolo a cura di Annaclara Mezzopera, tirocinante presso Alpha Institute of Geopolitics and Intelligence
“Il dominio è la situazione in cui un comando specifico da parte del detentore del dominio produce l’obbedienza dei dominati come se questi avessero, per loro stesso volere, assunto il contenuto del comando per massima del loro agire.Lo specifico principio di legittimità del dominio carismatico è il Carisma. Il rapporto di dominio viene giustificato dalle qualità fuori dell’ordinario del detentore dell’autorità, che viene ritenuto dotato di virtù eccezionali oppure inviato da Dio.”
Era Weber, per la prima volta nel XX secolo, a definire il concetto di leader carismatico: una figura fuori dall’ordinario, il cui potere è legittimato sulla base delle eccezionali qualità personali che ispirano lealtà e obbedienza tra i seguaci.
Se in passato la figura del leader carismatico assumeva una connotazione positiva, quasi di elogio di una posizione di status sociale alta ma difficile, nel tempo è mutata fino a confondere, o sovrapporre, la figura del leader autoritario con quello carismatico. Il cambiamento è di natura prettamente sociale e politica e va di pari passo con la storia. Il Novecento, senza dubbio, rappresenta questo fenomeno così complesso. Stalin, Mussolini e Hitler sono tre esempi estremamente diversi,ma comunque emblematici, della sovrapposizione del leader carismatico a quello autoritario. Il carisma diventa strumento necessario per accaparrarsi consenso e i voti tra la popolazione e per rendere la figura della persona il più esemplare e affascinante possibile, l’autoritarismo è la diretta conseguenza della presa di potere che comporta, in seconda istanza, una serie di misure repressive al fine di mantenere la propria posizione di privilegio. Famosi sono i discorsi di Mussolini dal balcone di Piazza Venezia dove la sua oratoria veniva apprezzata dalla popolazione in procinto di combattere la Seconda Guerra Mondiale. La figura distaccata, ma al tempo stesso decisa, di Hitler fu uno dei lasciapassare decisivi per vincere le elezioni in Germania nel 1934 e da lì in poi elemento essenziale per mantenere la guida del potere. Stalin fece della sua immagine la propaganda sovietica in Russia,Bulgaria e Romani e gli permise di salvaguardare il suo status per molti decenni, avviando politiche di repressione dell’opposizione con ogni metodo disponibile.
Quello che effettivamente si evidenzia è la ormai labile distinzione tra il leader carismatico di Weber e il leader autoritario dei nostri giorni. Ciò che più spesso si verifica è che il primo è essenza stessa del secondo.
Oggi il fenomeno si diffonde in maniera più latente perché mascherato dalla necessità di riflettere una figura politica democratica e vicina alle esigenze del proprio Stato ed evitare controversie con gli altri Paesi. Alcuni esempi contemporanei potrebbero chiarire questo comportamento.
Recep Tayyip Erdogan, l’attuale Presidente della Turchia, al centro delle vicende delle ultime 48 ore, fonda l’ Adalet ve Kalkınma Partisi, Partito per la Giustizia e lo sviluppo, di ispirazione islamico-conservatrice. E’ stato sindaco di Istambul prima di essere arrestato nel 1998 per incitamento allodio religioso, leggendo pubblicamente i versi dello scrittore e sociologo turco Ziya Gökalp. Nel 2003 vince le elezioni con l’AKP e diventa Primo Ministro del Paese, portando avanti con forza la richiesta di ingresso nell’Unione Europea e avviando politiche economiche di ampio respiro come l’apertura commerciale agli “acerrimi” nemici storici della Turchia, come Russia, Area balcanica e Stati Uniti. Dall’altro lato, nonostante l’impegno nel recepire il cosiddetto aquis communitaire, ossia l’insieme di principi e doveri che ogni Stato membro dell’Unione Europea deve rispettare, il Presidente ha adottato una linea politica conservatrice,in linea con i dettami del partito fondato decenni prima, in cui la gestione dell’ordine pubblico avviene attraverso misure autoritarie che molto spesso violano i più basilari e primari diritti dell’uomo.
Molti credono che Erdogan attui una politica doppiogiochista dove la forza è il principale strumento di salvaguardia del potere e del controllo del Paese,guardando al nemico a volte come alleato, tutto per un proprio tornaconto personale.
Il colpo di Stato avvenuto lo scorso 15 luglio è la prova schiacciante della linea politica adottata da Erdogan. Il tentativo, poi fallito e represso la mattina del 16 luglio, non fa altro che sottolineare il modus operandi di un Presidente che del carisma ha fatto la sua arma e, con essa, reprime ogni possibile fonte di opposizione con mezzi e strumenti atroci,come la decisione di decapitare i militari golpisti sul ponte del Bosforo e incarcerare un più di 3000 giudici. Insieme a questi atti di violenza, il Presidente ha espresso la necessità di usare anche la pena di morte contro gli oppositori. Ciò che sorprende è che, alla richiesta di scendere in piazza e combattere gli oppositori, la popolazione ha reagito all’ordine carismatico del Presidente, considerato dall’Occidente un leader oppressivo e autoritario. Evidentemente la sua leadership porta i suoi frutti: uno degli elementi fondamentali per un’autorità carismatica è il consenso del proprio popolo, pronto a tutto pur di seguirlo, soprattutto in nome della sicurezza nazionale.
Un altro esempio odierno di leadership carismatica è sicuramente quella del Primo Ministro ungherese. Orban, il Premier dell’Ungheria, leader dell’Alleanza dei giovani democratici, “Fidesz”, nelle elezioni del 2014 vince con il 44,5% dei voti. Non è ben visto né da Bruxelles né dalla Cancelliera Merkel per aver limitato la libertà di stampa, riformato il sistema giudiziario a suo favore, cambiato la Costituzione e la legge elettorale. Tutto ciò per assicurarsi un maggior potere al Governo. Nato quando ancora esisteva l’URSS, è sempre stato un forte sostenitore anticomunista ma nel tempo la sua figura si è arricchita di connotati sempre più complessi, come la lotta personale al regime globale dei grandi capitalisti e banchieri europei, simbolo dell’Unione Europea e dei diktat di Bruxelles. Se però la propaganda contro la troika fu la sua principale fonte di consensi, dall’altra il Premier ha un forte sostegno dal Fondo Monetario Internazionale, che registra con soddisfazione i risultati economici portati avanti dall’Ungheria negli ultimi 3 anni. La politica di Orban è certamente controversa e contraddittoria ai più, ma un’analisi più approfondita rileva la necessità del Primo Ministro di dover creare una rete di contatti e accordi più ampia possibile per consolidare la sua figura di leader carismatico e vittorioso. Il nazionalismo del Premier lo ha portato a diffidare dei russi ma, allo stesso tempo, diventa fondamentale stipulare più accordi commerciali ed economici possibile, anche con la stessa Russia, con la quale si è avviato un progetto di costruzione di due centrali nucleari nel sud della Budapest. Nonostante Orban venga visto come un Presidente autoritario che controbatte alla crisi dell’immigrazione con muri e soldati, i suoi sostenitori precisano che l’Ungheria è una democrazia,al contrario di Paesi come Russia e Cina.
Infine Putin, il Presidente russo. Il Capo del Cremlino è stato rieletto nel 2012 ma fa parte del panorama politico russo da quasi venti anni. Oggi la leadership russa è la prima in materia militare e politica nel combattere lo Stato Islamico, nonostante le controverse alleanze che il Presidente ha avviato e sta avviando con leader discussi come Assad. Putin firma accordi con Stati Uniti, Francia, Germania: da protocolli ambientali a scambi commerciali. E’ inoltre riuscito a riavviare una comunicazione meno aspra con il Presidente turco in materia nucleare ed economica. Se in politica estera la leadership di Putin è forte e presente, dall’altra il suo carisma si traduce in un controllo completo della politica interna. Il sistema giuridico è stato plasmato a suo vantaggio tanto che i poteri del Presidente russo sono sostanzialmente illimitati. Se agli occhi internazionali le scelte in materia di politica estera sono volte verso una più ampia cooperazione tra Stati, dall’altra la Russia continua a rimanere uno dei paesi con più alta diseguaglianza sociale.
I tre leader hanno assunto un eco così internazionale tanto che si parla più spesso di dottrine politiche. Le loro leadership devono essere in parte monitorate perché, parte importante del loro futuro, dipende dalle riforme in materia di diritti umani, soprattutto per la Turchia che ha avviato il procedimento di integrazione europea e per l’Ungheria che ancora è priva di un valido sistema di welfare e assistenza sociale. La Russia dovrà necessariamente concentrarsi su una maggiore attenzione alle esigenze interne della popolazione e forse, un cambiamento futuro del proprio leader potrebbe portare rinnovamento all’intero sistema.
geopoliticalreview.alphainstitute.it/2016/07/21/leader-carismatico-democrazia-autoritarismo-nel-xxi...
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:33] |
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01/11/2019 20:27 | |
I segreti della leadership carismatica
Kohut (1976) descrive i leader carismatici come persone che si sono profondamente identificate con il loro sé grandioso o super ego idealizzato. Ciò si traduce in una dogmatica sicurezza di sé e mancanza di empatia. Questi soggetti pare abbiano sofferto, durante l’infanzia, a causa della mancanza o la poca prevedibilità delle risposte empatiche delle figure d’accudimento e tutto ciò li ha poi resi estremamente empatici verso sé stessi e i loro personali bisogni, pronti ad utilizzare gli altri per soddisfarli.
In molte ricerche relative all’effetto dei leader carismatici sul gruppo sono stati registrati alti livelli di abbandono da parte dei membri. Tuttavia sono anche risultati quelli che ottengono uno straordinario livello di sottomissione psicologica, come l’evento di Jonestown testimonia, grazie alla promessa di salvezza spirituale che offrono ai seguaci (Rice e Rutan, 1981). Generalmente dietro a questo proposito ne nascondono di personali ed egocentrici. Kohut (1976) infatti distingue tra leader carismatico e leader messianico, ipotizza che il secondo tipo si indentifichi più nell’oggetto o mezzo grazie al quale raggiungere un fine collettivo, e allo stesso modo sono considerati i fedeli. Al contrario, il leader carismatico si aggrapperebbe all’alto valore morale e spirituale della sua propaganda al solo fine di appagare i propri bisogni privati attraverso la manipolazione e sottomissione dei membri del suo gruppo. In questo caso sono i soggetti ad essere il mezzo col quale raggiungere un obiettivo del leader, nonostante vengano convinti e si convincano a loro volta di perseguire un progetto comune.
Date queste osservazioni sembrerebbe possibile affermare che nessun individuo sia carismatico in quanto tale, altrimenti lo sarebbe in qualunque epoca o cultura. Piuttosto ogni gruppo farebbe esperienza di uno specifico set di bisogni dinamici compatibile con una particolare personalità. Gandhi e Hitler furono due tra i più famosi leader carismatici al mondo, ma probabilmente l’uno non lo sarebbe stato nella cultura dell’altro e viceversa. Difatti Gibb (1950), come riportato da Scott Rutan (1981), scrive che la leadership non è un attributo personale dell’individuo, ma è una relazione che il soggetto ha con una collettività e dunque si tratterebbe di un ruolo determinato da entrambe le parti esistenti in quel preciso momento.
di Valentina Sofia Conte
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27/11/2019 17:01 | |
www.claudiobelotti.it/carisma-leadership-e-lato-oscuro/
Il carisma è importante, non a caso ultimamente se ne parla, si scrivono libri e ci sono corsi sull’argomento.
Testo nascosto - clicca qui Settimana scorsa leggevo un articolo del Dottor Tomas Chamorro-Premuzic, professore di Business Psychology all’University College London (UCL), visiting professor alla New York University, e alla London School of Economics.
Una cosa è certa, il carisma aiuta nella vita. I leader ne hanno tanto e questo li aiuta a farsi ascoltare…
Tra poco andremo a votare. Negli USA e in altri paesi è successo da poco, ne vedremo delle belle (ma soprattutto delle brutte). Io rimpiango i tempi passati, quelli in cui chi si proponeva a guidare un paese, aveva idee, proposte e anche carisma.
Chi mi conosce sa che sono un fan sfegatato di David Bowie. Un artista a tutto campo che ha influenzato la musica in modo evidente. Lo considero un grandissimo musicista e un paroliere straordinario e mi chiedo: quanto successo avrebbe avuto se non fosse stato così carismatico?
Parliamo di attori, atleti, allenatori, imprenditori… parliamo di chi vuoi.
Quanto è importante il carisma? Tantissimo!
Persino un professore universitario può essere apprezzato di più, indipendentemente dalla sua preparazione, grazie al suo carisma.
Il problema nasce quando il carisma è fine a se stesso. Quando manca il resto. Quando c’è tanta forma ma poca sostanza. Una cosa purtroppo sempre più comune, persino nel mio mondo, della formazione e coaching.
Il dottor Chamorro-Premuzic dice, e io condivido, che ci sono tre modi per persuadere gli altri: la forza, la ragione e il charm.
La forza, sappiamo funziona per poco e presuppone che tu abbia potere sull’altro.
La ragione funziona a breve e spesso non rende “complianti” le persone.
Se tutti ragionassimo con la logica faremmo meno stupidate, le cose andrebbero meglio, anche se sarebbe tutto più noioso.
Lo charm si basa sull’emozione, dominata dal sistema limbico. Questa parte va oltre la logica e la forza. Questa è la parte che ci fa fare cose straordinarie (oltre l’ordinario), sia nel bene sia nel male.
Questo porta le persone carismatiche ad avere “follower”, dei seguaci. Se l’emozione va oltre la logica, dopo un po’ non conta più cosa più fai.
Se sono un tuo seguace “innamorato”, ti seguirò comunque. Gli esempi nell’attualità sono infiniti. Il pericolo è che chi segue perda se stesso, i suoi obiettivi e persino i suoi valori. Come Anakin Skywalker che, sedotto dal carisma di Darth Sidious, andò verso il lato oscuro della forza.
Quante persone conosci che non vedono i limiti delle azioni o idee del loro leader? Quanti “innamorati” conosci che seguono le indicazioni del loro guru senza mai metterle in discussione? Io ne vedo troppi.
Poi il leader carismatico si innamora di se stesso e delle sue idee, come hanno fatto i suoi follower. Se/quando si svegliano solitamente rimangono soli, delusi, smarriti…
A volte non si svegliano, rimangono nel sogno e vivono per sempre la loro illusione. Sono come buchi neri che attraggono tutta la luce e la tengono dentro di loro. Sono egocentrici ed egoisti, manipolano tutto e tutti per andare avanti. Non smettono mai, non sono mai in pausa… Ripeto spesso vivono per sempre così e, a volte, hanno persino il premio che cercano: fama, potere, ricchezze… ma a quale prezzo?
La cosa buffa è che chi abusa del suo carisma o vive solo di esso attrae simili.
Noi attiriamo persone che sono simili a noi nei valori, convinzioni, identità… (quelli che in PNL chiameremmo livelli logici alti).
Se torni a leggere questo blog è perché in qualche modo quello che dico risuona in te. Non significa che andiamo d’accordo su tutto, ma sicuramente in qualche modo siamo simili, o percepisci che lo siamo.
Lo stesso accade con i leader così detti “carismatici” che attraggono persone che, come loro, cercano potere sugli altri.
I seguaci di Berlusconi ritengono il suo ritorno una “benedizione”, tutti gli altri una “maledizione”. Allo stesso modo i sostenitori di Bersani, pensano che la sua vittoria alle primarie sia un bene per l’Italia, mentre ovviamente i “renziani” pensano l’opposto. E lo stesso vale per Beppe Grillo, Oscar Giannino o chiunque è percepito come leader da chi lo sostiene, e come qualcosa di negativo da chi la pensa in modo diverso.
Non è possibile essere attratti da persone che rappresentano valori diversi, o che soddisfano bisogni che per noi non sono tali. Anakin è diventato Darth Fener non per colpa di Darth Sidious, il maestro oscuro ha sviluppato il lato oscuro di Anakin che però, era già dentro di lui.
Cosa consiglio, di evitare il carisma? Stare lontano dalle persone carismatiche? Non cercare di aumentare il tuo?
Nooooooooooo!
Consiglio, come sempre, di usare la tua testa. Bastano piccoli accorgimenti.
Per esempio assicurati che la persona che decidi “di seguire” abbia sostanza oltre che forma. Non confondere sicurezza (o autostima), con competenza.
Assicurati di disintossicarti. Cioè limita la tua esposizione alle persone carismatiche di cui sei innamorato, prendi delle pause; circondati di persone che la pensano in modo diverso, così potrai sentire un’altra campana. Certo che, se frequenti un corso di counseling per criticare le cose che non condividi grazie al tuo background di PNL, non andrai molto lontano.
Una persona furba cerca di capire cosa un modo diverso di pensare può fargli capire di nuovo, oppure cosa evidenzia nel suo modus operandi. Questo lo può portare al dubbio oppure alla conferma, non importa, conta che ha valutato una cosa che dava per certa.
Fatti una domanda, purtroppo spesso non posta. Il carisma del tuo leader nasce da un narcisismo positivo o negativo?
Il Dottor Harry Levinson del Levinson Institute, dice che il narcisismo positivo è quello dei leader che tendono a valorizzare i loro colleghi e collaboratori (ecco il significato di Leadership). Quello negativo è tipico di chi abusa, sminuisce e sottomette chi gli sta attorno. Ma attenzione! Non rimanere sull’apparenza, guarda nel profondo. Sono pochi gli stupidi che si fanno scoprire facendolo alla luce del sole.
Riassumendo, usa gli indicatori del Dottor Robert Hogan, psicologo al Tulsa Institute of Behavioral Sciences. Egli dice “oltre all’intelligenza e alla capacità di pianificare i grandi leader hanno energia e charm”.
Nota bene. Oltre a, non invece di… Cioè, il carisma è conseguente a intelligenza, competenza, visione e così via. Non è un sostituto.
Magari tienilo a mente nei prossimi mesi di campagna elettorale. Varrebbe la pena di fare lo stesso quando acquisterai il prossimo corso di formazione, libro, audio libro e così via.
Farei lo stesso per scegliere il medico a cui affidarti, l’assicuratore, l’avvocato… cioè tutti.
Pensi sia una buona idea?
Buona settimana.
Claudio
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:33] |
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01/02/2020 14:17 | |
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16/11/2020 08:52 | |
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| | OFFLINE | 2021 Friend of the Year | |
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16/11/2020 12:45 | |
Ahhhh la Leadership (cit.) [Modificato da The Real Charisma 16/11/2020 12:46] ______________________________________________________
Friend of the year 2021
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Founder della stable Sopranos |
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18/12/2020 09:48 | |
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| | OFFLINE | 2021 Friend of the Year | |
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18/12/2020 10:02 | |
Il punto, caro ankie, è che tu non fai altro che parlare di carisma ma non sai cosa è.
Per te carisma è far parlare di sé e basta, anche per il semplice fatto di essere dei coglioni o per il fatto di sparare cazzate senza tregua.
E quindi corona è un carismatico, Trump è un carismatico, colosso è un carismatico...ankie è un carismatico.
Sei limitato (ma del resto sei pur sempre un prodotto del wweb dove per essere carismatici è sufficiente vestirsi di piume giallorosse a 70 anni) al purché se ne parli e non capisci l'importanza del "come".
Mario Draghi è un carismatico, non Corona, Musk è un carismatico non Gabriele Paolini.
[Modificato da The Real Charisma 18/12/2020 10:14] ______________________________________________________
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18/12/2020 10:16 | |
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| | OFFLINE | 2021 Friend of the Year | |
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18/12/2020 10:29 | |
Ecco Ankie, tu e colosso siete dei Gabriele Paolini convinti di essere Elon Musk.
Probabilmente lo prenderete anche come un complimento. ______________________________________________________
Friend of the year 2021
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06/02/2021 13:11 | |
Augias: "Le Leadership improvvisate non vengono mai bene" |
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09/02/2021 09:02 | |
05/05/2019 15:21
Andreoli: "Il potereè in mano ai cretini"
Testo nascosto - clicca qui “Il potere è in mano ai cretini, la cultura è considerata inutile, il sapere non conta. Conta il potere come verbo, faccio perché posso non perché è utile. Il potere è la più grande malattia sociale che esiste. Di fronte a certe imbecillità non si può stare zitti”. Così Vittorino Andreoli. Lo psichiatra veronese, intervistato dall'Huffington Post Italia ha commentato i più recenti fatti di cronaca spiegando che “il bullismo è un termine inventato dai giornalisti per riferirsi a comportamenti che riguardano i giovani, mentre si tratta di violenza, caratteristica umana, biologica, che non essendoci più freni inibitori e in assenza di regole, principi, esempi, diventa comportamento dominante”.
Andreoli ha definito “un’imbecillità” la proposta di castrazione chimica per stupratori e pedofili: “Con questo andamento ci avviciniamo all’homo stupidus stupidus, altro che homo sapiens sapiens”.
Poi tornando alla politica: “La situazione è gravissima, mi creda. Penso a Camus, al medico che ne 'La peste', nonostante non abbia mezzi, non si ferma davanti al dilagare dell’epidemia, continua a curare i malati e alla fine la malattia passa. Sei anni fa credevo ci fossero i medici per curare la malattia del Paese, adesso non intravedo possibilità di cura”.
“È la prima volta che ci sono i partiti, ma non c’è il Governo. E chi governa dice: 'Ci sono io, faccio io, questo non mi piace, lo caccio'. Magari se chi sostiene cose del genere leggesse la Costituzione capirebbe che ci sono anche delle prerogative precise del Capo dello Stato. Ancora, di fronte all’emergenza sull’educazione dei giovani, non si può rispondere dicendo: 'Non è nel contratto di governo'. Qui ci stiamo giocando la democrazia” ha concluso Vittorino Andreoli.
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:33] |
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20/04/2021 17:59 | |
Ogni attinenza con A&F è puramente casuale.
Testo nascosto - clicca qui
By Igor Vitale
Leadership e psicopatologia
Quando parlo di psicologia del lavoro, molto spesso la risposta è qualcosa di simile a “Eh, ce ne sarebbe proprio bisogno, il mio capo/collega è proprio fuori di testa! Sai cosa fa?”. Sebbene lo psicologo del lavoro non sempre si occupi degli aspetti psicopatologici di personalità delle persone nelle organizzazioni trovo molto utile offrirne un breve riassunto, in quanto sebbene la psicopatologia sia un fenomeno poco comune, tutti noi abbiamo alcuni aspetti psicopatologici di personalità, almeno in parte.
Vediamo cosa dice Otto Kernberg (1998) riguardo i principali aspetti psicopatologici di personalità nelle organizzazioni:
Aspetti schizoidi di personalità, l’isolamento emotivo e leadership
Possono proteggere il leader da un’eccessiva regressione: l’isolamento emotivo lo rende infatti meno permeabile ai processi di gruppo regressivi. Ma la produzione di fantasie distorte su di lui da parte del personale è difficile da correggere proprio per la sua distanza e la sua mancanza di disponibilità.
Un leader eccessivamente schizoide può anche frustrare i giusti bisogni di dipendenza del personale, tuttavia la presenza di alti dirigenti schizoidi tende ad essere compensata dal calore e della spontaneità dei dirigenti di livello intermedio.
Leadership e aspetti ossessivi di personalità
L’attenzione per l’ordine e per la precisione può favorire la delega stabile dell’autorità e la chiarezza nel processo decisionale; contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, le personalità ossessive che arrivano a una posizione di leadership manifestano pochi dubbi: di solito le gravi personalità ossessive non arrivano a posizione di vertice se il dubbio e l’ esitazione sono le loro caratteristiche dominanti. Quindi le personalità ossessive normalmente funzionano in modo abbastanza efficiente.
Alcune personalità ossessive che si trovano in posizioni di leadership possono esercitare il loro grave sadismo irrisolto, può avere effetti devastanti sulla struttura funzionale dell’organizzazione. Tutte le volte che il personale manifesta una decisa opposizione nei confronti di una decisione presa dal dirigente, questi può diventare ostinato, controllante ,vendicativo, martellando i suoi messaggi e forzando i suoi oppo-
sitori a sottomettersi.
3. Aspetti paranoidi di personalità
Le personalità paranoidi costituiscono sempre un serio pericolo per l’azienda.
C’è sempre la possibilità, che il dirigente diventi sospettoso, quando il dirigente mostra caratteristiche paranoidi di personalità, il pericolo di una reazione paranoide a situazioni di lotta-fuga diventa più consistente. Data la facilità con cui il leader interpreta quello che loro dicono come mancanza di rispetto, come ostilità nascosta nei suoi confronti, nel personale può subentrare la paura anche di parlare. La paura del personale a sua volta può alimentare la sospettosità del leader creando così un circolo vizioso. Essi percepiscono il gruppo interno che rappresentano come totalmente buono e i gruppi esterni e l’ambiente come totalmente cattivo. All’interno dell’organizzazione, la persecuzione vendicativa nei confronti di coloro che il leader paranoide sospetta essere potenziali nemici può limitare la critica creativa molto più di quanto avvenga nel caso di personalità ossessive con tratti sadici.
Aspetti narcisistici di personalità e leadership
Kernberg, usa in questo caso il concetto di narcisismo in maniera restrittiva: si riferisce a individui dalle relazioni interpersonali eccessivamente autoriferite e autocentrate, in cui grandiosità e sopravvalutazione di sé si uniscono ai sentimenti di inferiorità che sono eccessivamente dipendenti dall’ammirazione esterna, emotivamente poco profondi, intensamente invidiosi, insieme sprezzanti e profittatori nelle relazioni con gli altri. La grandiosità e l’egocentrismo smodato dei narcisisti contrasta in modo sorprendente con la facilità con cui diventano invidiosi.
Perchè la leadership narcisistica non funziona
L’incapacità di valutare adeguatamente se stessi e gli altri li rende incapaci di empatia di scelte accurate nelle relazioni con le persone, che possono diventare tutte pericolose quando essi occupano posizioni elevate.
Inoltre, quando non ricevono le gratificazioni esterne che si attendono, o quando capita loro una grave frustrazione/fallimento, questi individui possono sviluppare tratti paranoidi invece di una più comune depressione o senso di fallimento.
Le persone con narcisismo patologico aspirano alle posizioni di comando più per l’ ammirazione e la gratificazione narcisistica che possono ricevere dai membri del personale e dall’ambiente esterno, che per un effettivo interesse nei confronti di un particolare compito o per l’ideale rappresentato dall’istruzione.
Al contrario dei leader con tratti patologici ossessivi e paranoici il leader narcisista non richiede al suo staff solo sottomissione: vuole anche amore.Fa parte del narcisismo normale saper godere della gioia e del successo di coloro che abbiamo aiutato a crescere. Godere del lavoro e del successo di altri è un’importante funzione che manca nella personalità narcisistica. Un’ altra conseguenza del narcisismo patologico è la spinta alla sottomissione nei confronti del personale. Poiché i leader narcisisti tendono a circondarsi di yes-men e di abili manipolatori che sfruttano i loro bisogni narcisistici, i membri più onesti, ma anche più critici, dello staff vengono messi da parte.
www.igorvitale.org/leadership-e-psicopatologia/
[Modificato da Ankie 11/02/2022 17:32] |
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24/07/2021 10:02 | |
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31/12/2021 11:08 | |
Alla fine dice "Un Attore deve essere più Carismatico di un Personaggio Reale, o almeno creare l'illusione di un Carisma maggiore, altrimenti il Film non ha senso".
Parole sante, che valgono anche per la Vita, senza il Carisma non ha senso. |
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11/02/2022 17:24 | |
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