Finalmente: dopo 18 anni il boss torna a suonare a venti km da casa mia, e se l'ultima volta fu allo stadio olimpico, questa volta e' in un palazzetto, e che palazzetto: il PALAISOZAKI, struttura costruita da un celebre architetto nipponico e adibito esclusivamente in un primo tempo alle gare olimpiche di Hockey in seguito alla musica. Piu' grande di Assago anche se meno capiente, piu' moderno di ogni altro palazzetto italiano che io abbia visto con i miei occhi.
Alle nove e venticinque il boss entra in scena con i 17 (!!!) elementi della sua "Seeger sessions band". Le luci si spengono, il pubblico si agita.
Si attacca subito con un assolo di Banjo e una suprema JOE HENRY, seguita da una fiatosa Mary don't you weep e una Old Dan tucker che va a chiudere un terzetto di brani che fanno ben sperare per il resto del concerto. Invece la speranza rimane vana, perche dopo l'enfasi iniziale il boss e i suoi hanno un periodo di calma, fino a toccare il fondo con una If I Should Fall behind trasformata in una mazurca di una pochezza infinita e da continui e patetici sguardi languidi tra il Boss e Patti; il pubblico sembra invece contrario al mio pensiero e continua ad acclamare, applaudire ed ad invocare le note della squallida mazurca; lui sembra capire che il pubblico dei suoi concerti non e' piu' purtroppo quello che acclamava Rosalita o New York city Serenade ma deve stare al gioco per diverse ragioni cosi' li soddisfa accennando qualche passo di danza. Finalmente si ritorna a ritmi medio-alti, anche se The River versione folk lascia un po' a desiderare. Da segnalare che quando Patti canta in assolo dal pubblico parte qualche fischio e lui sembra infastidito, ed alla fine di ogni brano in cui lei canta non esita ad apostrofarlo con " la bravissima Patti Scialfa)....
Si va avanti in crescendo senza una minima sosta ed ecco che verso la fine arrivano due cover: una potentissima Rag Mama Rag dei The Band (senza ombra di dubbio la punta piu' alta della serata) e la tradizionale When the Saints go marchin rifatta in maniera intimista e cantata a due voci. Si chiude in crescendo con a coda la nuova (tanto per dire perche anch'essa cover di Seeger) American Land dove la banda da' il meglio di se, con sonorita' vicinissime ai The Pogues quand'erano in forma.
Due ore e un quarto di concerto ininterrotto e ad alti livelli, con uno Springsteen in piena forma, poco loquace e come al solito simpaticissimo e vicino ai fans. Ora mi resta che sperare di non dover aspettare altri diciotto anni (anche perche il Boss avra' 75 anni...) e stramaledire il giorno che per paura di esibizioni poco rassicuranti ho venduto i biglietti per le date di Roma e Perugia.....
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IF MUSIC BE THE FOOD OF LOVE,PLAY ON
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