Radiofreccia
Film d' esordio di Luciano Ligabue, che cura scenggiatura e regìa.
Il film è bello, divertente, ma anche serio.
Ambientato a metà anni '70, racconta di sogni e amicizia, sesso e amore,
problemi di tutti i giorni, ma anche drammi.
Racconta la storia di una "radio libera", Radio Raptus,
ribatezzata Radiofreccia il giorno in cui viene ritrovato morto per
overdose in un fosso Ivan Benassi, detto Freccia.
Proprio lui aveva dato vita al monologo più bello del film quando,
solo e in piena notte, si era messo al microfono e iniziava con:
"credo che un' Inter forte come quella di Mazzola, Suarez, Corso,
non ci sarà mai più, ma credo che ce ne saranno altre, forti, ma
in un' altra maniera"
A questa radio si legano strettamente le vicende personali dei suoi fondatori, cinque ragazzi della provincia emiliana: Bruno (Luciano Federico), Tito (Enrico Salimbeni), Boris (Roberto Zibetti), Iena (Alessio Modica) e, appunto, Ivan, leader del gruppo, detto Freccia (Stefano Accorsi) "per via di una voglia a forma di punta di freccia sulla guancia destra".
Ambientato negli anni '70, quando gli effetti della rivoluzione sessuale cominciavano a farsi sentire anche in provincia, si diffondeva tra i giovani la curiosità nei confronti dell'eroina e bastava un trasmettitore da 5 watt, un vecchio giradischi, un mixerino ed un microfono per far sentire la propria voce in FM, Radio Raptus fotografa con sentimento e levità il momento in cui i cinque amici si apprestano a varcare l'immaginaria linea d'ombra che li separa dal mondo degli adulti. Il compito di raccontare questo importante passaggio Ligabue lo affida a Bruno (un convincente Luciano Federico), alla sua voce, alla sua radio, quella radio che, dopo aver raccolto per diciotto anni le risate, le stupidaggini e gli sfoghi dei componenti del gruppo, chiude i battenti.
Il regista si serve di questo espediente narrativo non solo per toccare una realtà affascinante e per lo più sconosciuta ai giovani di oggi, quella delle "radio libere", ma anche per rievocare la realtà della provincia emiliana di quell'epoca. Ecco così recuperati da un passato non troppo lontano i luoghi, le consuetudini e i curiosi personaggi della Correggio degli anni '70. Ecco ricostruito il Bar Laika, vero cuore del borgo, col suo barista-confessore (un efficace Francesco Guccini). Ecco rievocati i riti delle nozze all'emiliana in una divertente scena di abbuffata forzata dei nostri ad opera di un cameriere dispotico (un esilarante Vito).
Ma anche con la scoperta di Freccia, fatta in bagno, dove la giovane moglie è già intenta a tradire il neo sposo
Il narratore è Bruno: lui ha fortissimamente voluto e creato Radio Raptus, quindi spetta a lui, ricordare cosa è accaduto in questi quasi diciotto anni. Le trasmissioni si interrompono il 24 aprile 1993, un minuto prima del diciottesimo anno in cui sarebbe diventata adulta. Tutto ruota intorno a Freccia (Stefano Accorsi, in uno dei pochi film nei quali mi è piaciuto
): coraggioso, leale, simpatico... poi arriva la droga e con questa l'isolamento, ma anche la voglia di uscirne, d'innamorarsi ancora, purtroppo della ragazza sbagliata: Cristina, fotomodella, per lui inarrivabile.
Per lei Freccia rinuncerà alla ragazza (unico personaggio femminile positivo di tutto il film) che l' aveva aiutato ad uscire dalla droga. Sbaglio che pagherà caro.
Indimenticabile l' ultima sera di Freccia, spesa a tentare di riconquistarla, arrivando a rubare 2/3 auto di lusso.
Lei, cinicamente, respinge i suoi tentativi:
"quell' auto è da pappone!"
pronta la risposta:
"si vede che t' intendi di papponi!"
La colonna sonora è elemento irrinunciabile di scrittura, con titoli cult degli anni Settanta e non solo: Can't Help Falling in Love di Elvis Presley (suonata dalla banda del borgo), Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, Run Through the Jungle dei Creedence Clearwater Revival, Love is the Drug dei Roxy Music, Rebel Rebel di David Bowie, Don't Stop dei Fleetwood Mac, My Sharona dei Knack e altri. In più inediti e temi composti dallo stesso Ligabue.
[Modificato da macallan 26/07/2006 19.09]