Rocky

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macallan
00martedì 21 febbraio 2006 12:04


Rocky

Il primo capitolo della saga di "Rocky" è senzaltro il più riuscito e,
secondo me, il miglior film del genere.
La sceneggiatura e il soggetto sono di Sylvester Stallone,
che pare abbia avuto l' ispirazione mentre guardava un incontro
di boxe tra Cassius Clay e un anonimo avversario che riuscì,
miracolosamente, a concludere il match in piedi [SM=x676667]

Rocky Balboa è un pugile di basso profilo che combatte nel sotto-clou,
ma la boxe non basta a dargli da vivere.
Per mantenersi fa l'esattore di crediti per conto di Gazzo, un piccolo
boss di Philadelphia.
Poco altro, nella sua vita: molta solitudine e un interesse nascente
per Adriana, sorella dell'amico Paulie.
Almeno fino a quando Apollo Creed (Carl Weathers), il Campione
del mondo dei pesi massimi, deve ripiegare su Rocky, un pugile
sconosciuto, perchè non può avere nessun sfidante di livello,
in sostituzione del' avversario che si è fratturato una mano.
"Non potendo avere un pugile famoso, voglio un perfetto sconosciuto",
pensa. Il giorno del Ringraziamento, per il duecentesimo anniversario
della nascita degli Stati Uniti, Apollo Creed offre una possibilità a un
perfetto sconosciuto [SM=x676667]
Inoltre Apollo, e il suo staff, pensa anche che il match sarà poco più
che un allenamento... [SM=x676667]
Per Rocky, invece, si tratta di quell'occasione in cui aveva ormai
smesso di credere.
Prenderà molto sul serio l' incontro. In questo senso, sono molto
belle le parole che confiderà ad Adriana la notte prima dell' incontro [SM=x676664]

Il film narra l'ascesa di Rocky Balboa e della grande chance di
riscatto da una vita che lo ha sempre visto galleggiare ai
margini, è davvero un mondo a sé stante rispetto a quelle che
ne dipingeranno grossolanamente il prosieguo della carriera.
Trattasi qui, in primo luogo, di una sceneggiatura di tutt'altra
caratura, ma è il film nella sua interezza e in ogni suo singolo
comparto realizzativo, a risultare assolutamente rimarchevole.
Il patrimonio di "Rocky", è in primo luogo rappresentato da
un'ottima definizione dei personaggi, così ben relazionati fra
loro all'interno di numerose scene altamente significative.
Poi l' atmosfera e i luoghi dove il film è ambientato e dove
Rocky si muove: il quartiere, povero e fatto di vicoli, la
palestra, dove lui e altri ragazzi si allenano, nel sottobosco
di incontri di pugilato che difficilmente potrà offrire loro
un destino e una vita migliori.
Poi Rocky per "arrotondare" fa l' esattore, "per un boss da
quattro soldi", come gli rimprovera il vecchio allenatore,
proprietario della palestra, Mickey. Personaggio di spessore,
interpretato da Burgess Meredith.

Sono numerose le scene da incorniciare, naturalmente è ormai
leggendaria la corsa di Stallone sino alla cima della scalinata
posta dinanzi al Philadelphia Museum of Art [SM=x676664] [SM=x676669]
La migliore del lotto è forse quella che vede Mickey recarsi
all'appartamento di Rocky per offrirsi a lui come manager in
previsione dell'imminente sfida contro il Campione del mondo.
L'intera conversazione che ha luogo all'interno di quello spazio
angusto e sudicio è semplicemente straordinaria, perché straordinaria
è l'atmosfera che lì si viene a creare, piena di carica emotiva.
Grandissimi, in questo frangente, Sylvester Stallone e Burgess
Meredith, comunque superlativi nell'arco di tutto il film.
Alle eccellenti interpretazioni appena menzionate vanno altresì
sommate quelle offerte da Burt Young nel ruolo di Paulie e da
Talia Shire in quello di Adriana, di nuovo due personaggi che,
al pari di tutti quelli che frequentano il 'mondo' del protagonista,
possono definirsi come degli sconfitti, degli incompiuti che
stringendosi attorno a Rocky risorgono ognuno a proprio modo.
Molto belle anche le scene durante le quali Rocky si allena,
così come epico l' intero match con Apollo [SM=x676669]
Ognuno di loro, compreso il regista John G. Avildsen, toccherà
in questo film il punto massimo della propria carriera.

[Modificato da macallan 21/02/2006 15.10]

macallan
00martedì 21 febbraio 2006 15:19
la colonna sonora


Epocale. Non esistono altri aggettivi per definire la musica scritta per il film di John Avildsen che segnò l'ascesa nello star system di Sylvester Stallone.
Note che hanno segnato non solo la musica cinematografica in generale, ma anche il vivere quotidiano. Nel senso che se l'incipit della quinta di Beethoven riporta alla mente eventi tragici (talvolta anche tragicomici), il tema di Rocky suggella un'impresa sportiva o una rivincita personale sulle difficoltà della vita.
Certo non era semplice per il trentaquattrenne Bill Conti scrivere uno score che coniugasse sonorità da bassifondi con altre tripudianti. Invece il miracolo è riuscito alla grande, grazie alla sua formazione jazzistica e ad una perfetta orchestrazione che unisce il moderno con il classico.
La canzone principale, "Gonna Fly Now", è sicuramente quella più nota (ma anche "Eye Of The Tiger" dei Survivor - contenuta in "Rocky 3" - diventerà un classico) ed ha avuto una genesi abbastanza singolare. In poco tempo era tutto pronto, mancava ancora il testo che era stato nel frattempo affidato alla musicista Carol Connors, la quale lo compose durante una banalissima doccia. Un aneddoto racconta che l'autrice chiamò immediatamente Conti dalla cabina doccia per avvisarlo dell'evento e lui la supplicò di dettargli subito le strofe casomai dovesse subire una fulminazione con il phon!
Ed ecco, finalmente, il celeberrimo attacco di fanfare, seguite da una ritmo "disco-rock" dove chitarra elettrica, percussioni ed ottoni sembrano dialogare, mentre il succinto testo è cantato dalla coppia DeEtta Little & Nelson Pigford. Un testo di sole trenta parole che, incredibilmente, racchiudevano tutto il senso del film:

"Trying hard now, its so hard now, trying hard now..
Getting strong now, wont be long now, getting strong now..
Gonna fly now, flying high now, gonna fly, fly, fly…"

Il brano "Going The Distance", con la sua tensione in progress, scandisce mirabilmente la sequenza dell'incontro tra Rocky e Apollo Creed; "Reflections", con le sue sonorità fusion-jazz e la canzone (un soul a cappella) "Take You Back" suggeriscono le ambientazioni/ghetto di Philadelphia.
Ma è "The Final Bell", il brano dello showdown post-match finale (un esplosione di archi, ottoni, cori) ad innalzare il "corpo" di Rocky/Stallone verso la gloria e verso la sua amatissima compagna Adriana (con tanto di urlo!).
Stallone desiderava per "Rocky" una musica che esprimesse solitudine, sconfitta, amore, coraggio e dignità. Bill Conti lo ha sicuramente accontentato.

Questa recensione proviene da pagine70 che ringrazio.
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