Uno bianca: no a grazia Savi

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macallan
00giovedì 17 agosto 2006 21:26
Trasmesso parere a ministero giustizia



(ANSA)-BOLOGNA,17 AGO-Parere negativo della Procura generale
di Bologna alla richiesta di grazia presentata da Roberto Savi,
il capo dei killer della Uno Bianca. La banda, composta quasi
completamente da poliziotti, tra l'87 e il '94 si lascio'
dietro 24 morti e oltre cento feriti tra Bologna, la Romagna e
le Marche, rapinando e sparando. Il parere negativo e' firmato
dal Pg Vito Zincani, che ha trasmesso la decisione al Ministro.
Mancano adesso i pareri del giudice di sorveglianza e del carcere.

(leonardo.it)

E' vergognoso anche solo che l' abbia chiesta, la grazia.
Oltretutto non s' è mai pentito, nè lui, nè i suoi degni colleghi.
Anche se tutti insieme hanno scritto una lettera per chiedere
perdono alla madre di uno dei carabinieri uccisi al Pilastro.
Scritta da uno che, è bene ricordarlo, in tribunale, di fronte
alla madre in lacrime di una delle vittime, che lo accusava
di aver ucciso il figlio, col suo solito sguardo freddo e impassibile
le rispondeva: "fanne un altro".


macallan
00giovedì 17 agosto 2006 22:20
cos' è stata la "banda della uno bianca"
Una scia di sangue lunga più di sette anni ha terrorizzato un’intera regione come l’Emilia-Romagna.
24 omicidi e oltre cento feriti, senza movente. A mio parere una strage contro tutti noi cittadini.
Rapine da pochi spiccioli per massacrare benzinai, zingari, extracomunitari, carabinieri, impiegati di banca,
semplici testimoni. Una violenza abominevole, se si pensa che è stata pianificata ed eseguita da una banda
composta quasi esclusivamente da poliziotti (solo uno dei fratelli Savi non lo era), contro cittadini innocenti e indifesi,
contro giovani carabinieri.
Tutti loro hanno, a mio parere, goduto di protezioni importanti, oltrechè di silenzi e connivenze di molti colleghi.
Nessuno ha mai spiegato per quale motivo si evitò di considerare a lungo il perfetto identikit di Roberto Savi,
appeso alla parete di un corridoio che lui percorreva più volte al giorno, e che non fu, ufficialmente, mai notato.
Un identikit non notato in una Questura? Strano, come minimo.
Inoltre, pare che anche quando tutto ebbe fine si trascurò di fare, nella questura di Bologna, "mea culpa" e il repulisti
che la vicenda invocava. (un paio d' anni fa, a dieci anni dagli arresti, i giornali hanno raccontato, in breve, di una
perquisizione compiuta, in punta di piedi, dai carabinieri nella Questura di Bologna. Esito: 16 agenti incriminati per
abuso d'ufficio e altri reati. Arrotondavano facendo i buttafuori nei locali, esibendo il tesserino. Erano in combutta,
una squadra affiatata, che ha cominciato col doppio lavoro menando le mani e nessuno sa dove sarebbe andata a finire).

Per anni le indagini, tutte puntualmente andate a vuoto, parlarono di servizi deviati, di connessioni con la malavita
o il terrorismo dell'Est, di ombre di golpe. Chissà perchè non furono scomodati anche gli UFO...
Si perse di vista quello che era sotto gli occhi di tutti.

Intanto la banda andava avanti, di delitto in delitto, mettendo in mostra le sue "capacità di fuoco" e la sua spietatezza.
L' esempio di questo così elevato grado di "efficienza" fu dato la notte del massacro al quartiere Pilastro.
Poi finalmente, ad opera di due poliziotti "di provincia", Luciano Baglioni e Pietro Costanza del Commissariato di Rimini,
nella notte tra il 21 e il 22 novembre '94 fu arrestato Roberto Savi, assistente di polizia in servizio alla centrale operativa
della Questura di Bologna.
Nei giorni seguenti, uno a uno, vennero bloccati gli altri componenti della banda: il 24 novembre e il 26 novembre,
Fabio e Alberto Savi, fratelli di Roberto, rispettivamente, camionista e poliziotto al Commissariato di Rimini;
il 25 Pietro Gugliotta, agente in servizio alla centrale operativa della Questura; e la notte tra il 28 e il 29 Marino Occhipinti,
vicesovrintendente della sezione narcotici della Squadra mobile, e Luca Vallicelli, agente scelto alla scuola della Polstrada
di Cesena. Quest'ultimo, in posizione molto defilata, verra' poi condannato solo per le prime rapine incruente.
Fabio, l'unico non poliziotto, venne arrestato insieme all'allora sua giovane compagna romena, Eva Mikula (assolta da tutti
gli episodi).
Come si può facilmente capire, occupavano ruoli importanti all' interno della Questura.

Che poi Vallicelli e Mikula, se la siano cavata con pene lievi, o addirittua lei sia stata assolta, non li rende a mio giudizio meno
colpevoli degli altri: anche solamente sapere, e tacere, in questo caso è un delitto, di cui dovranno render conto a Dio.

Poi i processi, quattro, chiusi con condanne pesantissime. Ma molti dubbi sono rimasti, a molti di noi.
Chi erano veramente i componenti della Uno Bianca? Fanatici razzisti, rapinatori privi di scrupoli, schegge impazzite di un
disegno più complesso?
Sopratutto, rimangono mistero quali siano le vere motivazioni che hanno spinto i fratelli Savi e i loro complici (il bottino
dei colpi è modesto e modesti gli obiettivi delle rapine, quindi qualcosa che non sappiamo c' è).
Così come sono rimaste mistero le protezioni di cui hanno goduto, troppe per dei semplici rapinatori.


Per chi volesse saperne di più, segnalo il sito I killer della uno bianca


[Modificato da macallan 17/08/2006 22.33]


[Modificato da macallan 18/08/2006 1.39]

sperminator
00venerdì 18 agosto 2006 08:41
ci mancava solo che davano la grazia a questo ASSASSINO COMPLICE DI ASSASSINI .. [SM=x676676]
macallan
00venerdì 18 agosto 2006 10:25
Re:

Scritto da: sperminator 18/08/2006 8.41
ci mancava solo che davano la grazia a questo ASSASSINO COMPLICE DI ASSASSINI .. [SM=x676676]


già...il fatto è che siamo in Italia e a cose vergognose,
come avrebbe potuto essere questa, non c' è mai limite [SM=x676676]
per fortuna, in questo momento ha prevalso la serietà.
kikazze
00venerdì 18 agosto 2006 12:08



Mi sembra il minimo (la mancata concessionde della grazia).



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