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lazy line painter
00venerdì 16 settembre 2005 09:13
in questa discussione vi invito a segnalare sia dischi che avete appena compato, ma che vi sono particolarmente piaciuti, sia i dischi dell'anima, o da isola deserta [SM=x676708], quelli, per intenderci, che continuate ad ascoltare anche se sono stravecchi.


ovviamente comincio io.
e non posso non cominciare da "if you're feeling sinister" dei belle and sebastian.
oramai e' raro che in un disco ci siano piu' di tre/quattro canzoni veramente belle, la maggior parte sono dei riempitivi (a volte di classe, ma sempre riempitivi). questo non vale per la maggior parte dei dischi dei b&s ed in particolare per questo, uscito nel 1996. a partire dalla prima canzone, the star of track & field, che entra in punta di piedi, solo chitarra e voce, con gli altri strumenti che si aggiungono uno ad uno (un vero e proprio marchio di fabbrica), per finire a judy and the dream of horses, dalla struttura simile. qui dentro ogni canzone e' un gioiello, ascoltate like dylan in the movies, la smithseggiante get me away from here i'm dying, la vivace me and the major (per chi se li ricorda, un pezzo alla housemartins), la delicata fox in the snow. insomma, tutto quello che nell'immaginario dei loro fans rappresentano i b&s parte in fondo da qui.
acsoltatelo questo disco, vi assicuro che non ve ne pentirete.

la copertina


la tracklist:
1. The Stars of Track and Field
2. Seeing Other People
3. Me and the Major
4. Like Dylan in the Movies
5. The Fox in the Snow
6. Get Me Away from Here, I'm Dying
7. If You're Feeling Sinister
8. Mayfly
9. The Boy Done Wrong Again
10. Judy and the Dream of Horses

[Modificato da lazy line painter 11/11/2005 13.43]

[Modificato da lazy line painter 14/11/2005 8.57]

lazy line painter
00venerdì 16 settembre 2005 09:16
altre immagini, collegate al disco, tratte da www.belleandsebastian.com

foto del retro del disco


foto scartata
lazy line painter
00venerdì 16 settembre 2005 09:17
infine, un breve racconto di stuart murdoch (il leader del gruppo), che si trova all'interno del booklet.

Work is the curse of Stevie Thomas Jackson and Christoppher Thomas Geddes. Stuart David visionary and poet, cursed it before trying it, and would only lift a finger to pick his nose or write a book. The Idle Thoughts Of A Daydreamer , Volumes 1 to 10. Ten in ten years. Like Felt records flowing freely from an uncluttered mind.

Before his idea occured to him, Stuart David fished the Leven for seven years. Before he thought about drums, Richard practised snooker day and night for seven years. Stevie Jackson, however, was already absorbed with rock’n’roll. He was listening to The Beatles and was taking a beating for it before most of us had reached puberty.

Happy to have found the tool of his trade, he played the guitar where he could and worked so that he could play. He serenaded diners, then washed up after them. Stevie was a rock myth in his own post code. He changed his middle name to ‘Reverb’ at an early age. He played his Telecaster, and the veins on his arms would stick out like a Rock Familly Tree.

Belle and Sebastian were the product of botched capitalism. It would be nice to say they were the children of socialism, but it would be a fib. They rolled together as loose change is bound to. Change in the pocket of some fat cat civil servant. Who thought up Youth Training to make his boss look good. Who slept with a prostitute for credibility. We take out hats off to them all.

Chain ganged by employment training, Stevie sang Negro Spirituals as he built footbridges over the Dunbartonshire marshes. Stuart David heard his sweet voice coming over the reeds as he was fishing. Richard heard his voice as he was trying to get a position on the black. When they heard Stevie sing, they laid down their rod and staff were comforted.

Meanwhile, Chris worked in a canteen serving coffee and food. He took whatever work the agency gave him. He liked where he was working just then, because the dishwashing machine was the best he had ever used.

The canteen was in a building that broadcast radio programmes to the whole nation. The feeling amongst staff was that radio was the medium of the future. That didn’t mean much to Chris. All he knew was that as long as they used and maintained a Hobart Elite, they must be doing something right.

But then Chris made it on the radio. I was thinking
- Ah, wee Chris. The casuals tried to do you in when you were at school, but they’re all listening now. They’re sitting round with their bairns and they’re sweeping up in the Burger King. And they’ll be thinking, ‘Jesus! That’s Chris Geddes from Dalry!’ And Chris is sitting there, cool as a cat behind a Steinway Grand on national radio. Still Monday morning and it’s back to the sink for you, boy.

Isobel’s thinking of giving up her college. But Isobel, who’s going to support us when our dreams crash against the rocks? We’re looking to you. And Sarah. Your art degrees may not be worth the paper they’re written on, but you could always temp for a while. Or teach...

I was on trial for the corporation, driving buses in the town. I think they were sad to lose me. I had a way with the customers. A great rapport! They thought I was scum, I drove past their stop. They gave me abuse, I gave them shaves. But it was hard to smile. The crossword was my only relief. Abuse was from punters and bosses. I was glad to get back on the dole. At least you know where you are. Rock bottom. I’ll wait a while, then go back on employment training. Train to be a blacksmith or windowdresser. Then go back on the buses.
macallan
00lunedì 19 settembre 2005 12:37
questo thread per le recensioni è una buona idea [SM=x676664]
Può diventare un thread interessante [SM=x676669]
lazy line painter
00lunedì 19 settembre 2005 13:22
Re:

Scritto da: macallan 19/09/2005 12.37
questo thread per le recensioni è una buona idea [SM=x676664]
Può diventare un thread interessante [SM=x676669]



e allora dai, aspetto le tue e quelle di tutti gli altri soci
[SM=x676714]
lazy line painter
00lunedì 26 settembre 2005 08:16
sigur ros - takk (2005)
takk - sigur ros (2005)
mettiamola cosi’, i sigur ros (quartetto islandese, qui al quarto album, se si escludono remix, colonne sonore e apparizioni varie) si arrabbiano come delle bisce quando si tirano in ballo gli elfi, la magia della loro terra, e tutta una serie di triti luoghi comuni, ma e’ davvero difficile resistere in queste similitudini quando si ascoltano le melodie di "se lest" (magnifica la coda di ottoni in questa canzone) o di "glosoli".
si era parlato di una svolta rock, tipo "papa roach", non si sa se per boutade, o per provocazione, ma se prendiamo il significato letterale di rock (roccia), ebbene mi sembra di poter dire, almeno dopo pochi ascolti, che il suono e’ effettivamente piu’ solido, piu’ compatto rispetto alle rove precedenti. a tal proposito, ascoltare ad esempio "hippipolla", o "gong" (con una introduzione che ricorda la musica sacra contemporanea di arvo part).
il cd e’ accompagnato (al solito) da un video stupendo e visionario ("glosoli"), ed ascoltando l’esplosione sonica finale non si puo’ fare a meno di immaginarsi a correre verso il bordo di una scogliera a picco sul mare e ritrovarsi a volare, come i bambini protagonisti del video.
un disco, forse, non per tutti, certo non facilmente digeribile, anche se con melodie di gran lunga piu’ "accoglienti" (per usare il termine del critico del "mucchio", john vignola) e avvolgenti (penso in particolare alla penultima traccia "svo hliott", ma questo vale un po’ per tutto il disco), ma se ci si fa catturare, poi e’ difficile farne a meno.

p.s.: mi scuso sin d’ora per eventuali imprecisioni nella trascrizione dei titoli, ma l’islandese mi risulta un po’ ostico

[Modificato da lazy line painter 26/09/2005 8.19]

lazy line painter
00giovedì 6 ottobre 2005 11:09
10,000 maniacs "in my tribe" (1987)
era l'estate del 1989, ero ad una festa da perfetto "imbucato" (la festeggiata era un'amica di un mio amico, ma io non l'avevo mai vista prima). in quel periodo ero intrippato dei rem, che con "green" (dell'anno precedente) cominciavano a farsi strada nel cosidetto mainstream. forse su velvet (rivista bellissima, che, ahime', ha avuto vita breve) lessi un articolo sui 10,000 maniacs, un gruppo americano associato, in qualche modo ai rem, ma non mi riusciva di trovare nulla di loro.
dal momento che mi stavo annoiando mi misi a sbirciare tra i dischi e le cassette della tizia, e li' ti trovo una cassetta con su registrato "in my tribe", un disco che (allora non potevo certo saperlo), sarebbe diventato uno dei miei dischi dell'anima.
superando la mia innata timidezza, non so come trovai la faccia tosta di chiedere ad una perfetta sconosciuta di prestarmi la cassetta e lei, forse perche' presa alla sprovvista, non riusci' a mandarmi al diavolo, ma accetto'. quella sera, tornando a casa, infilai la cassetta nello stereo della macchina e la prime note di what's the matter here entrarono nelle mie orecchie e nel mio cuore, per non uscirne mai piu'. inutile dire che quella cassetta non l'ho mai restituita (anche se tempo dopo ho trovato il disco), anzi l'ho ascolata in macchina, durante i viaggi, in mezzo al traffico, da solo, in compagnia, fino a distruggerla.

del disco che dire: 12 canzoni di folk-pop perfette, testi magnifici, un equilibrio tra armonie orecchiabili e una voce (quella di natalie merchant) singolare e magnifica. tra le canzoni, oltre alla gia' citata what's the matter here, segnalerei senz'altro like the weather, a campfire song, in cui c'e' un duetto con michael stipe (da qui, forse, l'accostamento ai rem) e, soprattutto, verdi cries, con quegli archi e quel pianoforte che ne fanno (per me) la piu' bella canzone "da chiusura di un album" di tutti i tempi.

la copertina


il gruppo

[Modificato da lazy line painter 06/10/2005 12.21]

macallan
00giovedì 6 ottobre 2005 11:41
dei 10.000 maniacs ricordo anni fa il loro rifacimento
della canzone "Because the night". Sopratutto ricordo
che molti miei coetanei pensavano che la canzone
appartenesse a questo gruppo, mentre, appunto, era solo
un rifacimento. Il pezzo è stato scritto nel '78 da
Patti Smith e Bruce Springsteen [SM=x676664] [SM=x676669]
lazy line painter
00giovedì 6 ottobre 2005 12:28
Re:

Scritto da: macallan 06/10/2005 11.41
dei 10.000 maniacs ricordo anni fa il loro rifacimento
della canzone "Because the night". Sopratutto ricordo
che molti miei coetanei pensavano che la canzone
appartenesse a questo gruppo, mentre, appunto, era solo
un rifacimento. Il pezzo è stato scritto nel '78 da
Patti Smith e Bruce Springsteen [SM=x676664] [SM=x676669]



quella cover stava nel concerto unplugged registrato per mtv. comunque ora e' facilmente reperibile in questa raccolta



uscita (credo) lo scorso anno (io l'ho comprata quest'estate), dove ci sono alcune belle "chicche", come una cover di everyday is like sunday del grande morrissey
lazy line painter
00mercoledì 12 ottobre 2005 12:38
lucksmiths - warmer corners
e' un disco che ho comprato recentissimamente. l'avevo ordinato su internet, ma il negozio ne era sprovvisto. poi l'ho trovato (sepolto in mezzo ad un mare di monnezza) in un negozietto vicino alla stazione.

dalla prima volta che l'ho messo nel lettore e' diventato parte della mia colonna sonora quotidiana.

ha ragione babaciu. non sono affatto dei cloni dei b&s, anche se l'uso della tromba (soprattutto) li ricorda. ma a me ricordano anche gli aztec camera, i meravigliosi pulp (ad esempio in now i'm even further away, gli housemartins e (ovviamente) gli smiths (prima o poi dovro' parlare di questo inasano amore). ma tutti questi riferimenti nulla tolgono all'originalita' del suono.
non ricordo dove, ho letto che i lucksmiths ti regalano melodie che tu neanche sapevi di stare ad aspettare. e' proprio questa continua sorpresa di emozioni l'aspetto piu' bello del disco.
ora mi dovro' mettere alla ricerca dei lavori precedenti, temo che sara' una faticaccia.

la copertina


un'immagine del gruppo
lazy line painter
00venerdì 11 novembre 2005 10:46
appello!!!!!!!!!
questo appello e' rivolto specialmente a guidozz, bababciu' e macallan, che sono i piu' assidui frequantatori di questa sezione, ma ovviamente e' da estendersi a tutti.

ASPETTO LE VOSTRE RECENSIONI
sono curioso di sapere quello che pensate dei vostri dischi del cuore, vecchi e appena usciti.

se non vi va di farlo in questo thread, apritene uno nuovo, specifico per il disco di cui volete parlare.

attendo con ansia!!!!!!!! [SM=x676716]
macallan
00venerdì 11 novembre 2005 11:08
proprio in questi giorni sto raccogliendo il materiale
che ho a disposizione per fare una recensione del mio
album preferito, Born To Run [SM=x676688]
del quale lo scorso ottobre si è celebrato il trentennale
dell' uscita in radio del singolo [SM=x676669]
Speravo di riuscire a inserire la recensione proprio il
giorno della ricorrenza, 29 ottobre, ma sono in ritardo.
Cercherò di finire il lavoro questo week end [SM=x676664]

[Modificato da macallan 11/11/2005 11.09]

macallan
00sabato 12 novembre 2005 14:44
Sono i primi di ottobre del 1975, Bruce Springsteen ha
solo 26 anni e tenta di scrivere il più grande album rock
di tutti i tempi e, incredibile, ci riesce! [SM=x676669] [SM=x676688]
Born To Run arriva nei negozi dopo essere stato preceduto,
di alcune settimane, dal singolo che da' il titolo all' album
e che, oggi, è riconosciuta come la miglior canzone rock di
tutti i tempi (come stabilito nel '95 da una giurìa riunita
dal quotidiano The Times e dall' emittente BBC).



La foto dell' album, in bianco e nero, trasuda rock e carisma.
Esattamente ciò che contengono le canzoni: un sound che negli
anni '70 sembrava dimenticato, resuscitato con una passione
intramontabile. Springsteen nel '75 riesce a radunare tutte le
varie anime del rock, divise ormai da anni. Un lavoro immenso
che gli vale il titolo di re del rock, trono vacante dai tempi
di Elvis, e consegna altresì lui e questo album alla storia [SM=x676664] [SM=x676669]
Born To Run è un album di fuga, come lui stesso lo definisce,
erede dell' affascinante spirito d' avventura della tradizione
americana. Le canzoni parlano di auto e ragazze, di gare, o di
avventure urbane, narrate con la spettacolarità e la proprietà
di linguaggio di Roy Orbison, o di registi come De Palma e
Scorsese, nonchè l' irresistibile forza suggestiva di Dylan.
A differenza dei primi due album, in questo Il Boss inizia a
narrare una storia compiuta, nella quale i protagonisti sono
sempre due ragazzi, non sempre insieme e non sempre innamorati,
ma che attraversano tutta l' opera discografica del Boss.
Caso unico nella storia della musica, ogni suo album inizia
là esattamente dove si è conluso il precedente.
In questo album i personaggi invitano a scappare con loro,
in una romantica fuga notturna.
Il protagonista può star cercando di convincere Mary, all' inizio
di "Thunder Road", a lasciarsi alle spalle tutto ciò che la lega
al passato. Un invito a lasciare questa città di perdenti, a
scappare per vincere [SM=x676669] Questa è una delle canzoni mito
della sua discografia, un qualcosa che cattura l' ascoltatore.
La vibrante "Backstreets", con il suo formidabile sviluppo
drammatico, racconta un tradito amore di gioventù.
La fine di questa storia costringe entrambi ad ammettere che le
promesse che si erano fatti erano irrealizzabili, erano solo dei
sogni destinati a svanire di fronte all' amarezza della vita
reale, uguale a quella di ogni altra persona.
Il punto chiave di questa opera è, però, la canzone dalla quale
è tratto il titolo del disco, un inno al divertimento alla
disperata, che puzza di benzina e lubrificanti. E' il suono di
chitarre che urlano selvaggiamente, spinte dagli eroi che
popolano le autostrade di quel mondo magnifico e irreale.

"le ragazze si aggiustano i capelli negli specchietti retrovisori,
e i ragazzi provano i loro sguardi da duri..."

"Voglio morire sulla strada con te stanotte, in un bacio inseparabile"

"Le autostrade sono intasate da eroi distrutti, alla guida della
loro ultima possibilità, sono tutti in fuga stanotte, ma non
c'è rimasto un posto dove nascondersi;
Insieme, Wendy, possiamo vivere anche con la tristezza,
ti amerò con tutta la pazzia che ho nella mia anima.
Un giorno ragazza, non so quando, raggiungeremo quel posto,
dove davvero vogliamo andare e cammiremo sul sole, ma fino
ad allora i vagabondi come noi, sono nati per correre"
[SM=x676669]

Dopo questo, arriviamo al quarto punto chiave dell' album, il
finale, un finale da sogno [SM=x676699]
Preceduta da "Meeting Across The River", ritratto di un
ragazzo che si trova davanti al fatto che potrà cambiare la
sua vita, ma dal quale con tutta probabilità uscirà malconcio,
se non addirittura morto, "Jungleland" è la più prodigiosa
dimostrazione della capacità creativa e suggestiva del disco.
Un' epopea, una storia compiuta, che riprende lì dove era
finito l' antefatto, narrato in "Incident on 57th Street".
Spanish Johnny adesso è il Topo Magico, lui e la sua ragazza
sono inseguiti da una gang nemica e le "backstreets" stanno
per essere avvolte dalle fiamme, per trasformarsi "in un vero
valzer mortale"
. Finiranno per essere feriti, "nemmeno morti" ,
nell' epico finale di questa stupenda opera in autostrada [SM=x676699]

Il resto dei brani non è meno memorabile, ma impallidisce di
fronte alla grandezza di questi quattro pezzi.
La romantica "She's The One", con il suo tocco alla Bo Diddley,
crea l' atmosfera perfetta per trasportarci fino alla grandiosa
scena finale. "Tenth Avenue Freeze Out", uno dei brani che più
mi piacciono, è il momento più ottimista dell' album, una festosa
ricostruzione dello spirito Stax, mentre "Night" racconta con
passione, sotto un suggestivo sfondo notturno, la fuga da
tutto, da un lavoro, da un capo insopportabile. Il riscatto,
correndo in auto durante la notte, da una vita frustrante.

Superando il milione di copie vendute, "Born To Run" colloca
Springsteen in cima al mondo. Un disco d' oro e le copertina
di "Time" e "Newsweek", nonchè la celeberrima frase, immortale,
scritta sul "Rolling Stone" dal critico musicale (che poi diverrà
suo manager e amico fraterno) Jon Landau: "ho visto il futuro
del rock&roll, il suo nome è Bruce Springsteen".

[Modificato da macallan 12/11/2005 16.41]

lazy line painter
00lunedì 14 novembre 2005 08:56
Re:

Scritto da: macallan 12/11/2005 14.44
Sono i primi di ottobre del 1975, Bruce Springsteen ha
solo 26 anni e tenta di scrivere il più grande album rock
di tutti i tempi e, incredibile, ci riesce! [SM=x676669] [SM=x676688]
Born To Run arriva nei negozi dopo essere stato preceduto,
di alcune settimane, dal singolo che da' il titolo all' album
e che, oggi, è riconosciuta come la miglior canzone rock di
tutti i tempi (come stabilito nel '95 da una giurìa riunita
dal quotidiano The Times e dall' emittente BBC).



La foto dell' album, in bianco e nero, trasuda rock e carisma.
Esattamente ciò che contengono le canzoni: un sound che negli
anni '70 sembrava dimenticato, resuscitato con una passione
intramontabile. Springsteen nel '75 riesce a radunare tutte le
varie anime del rock, divise ormai da anni. Un lavoro immenso
che gli vale il titolo di re del rock, trono vacante dai tempi
di Elvis, e consegna altresì lui e questo album alla storia [SM=x676664] [SM=x676669]
Born To Run è un album di fuga, come lui stesso lo definisce,
erede dell' affascinante spirito d' avventura della tradizione
americana. Le canzoni parlano di auto e ragazze, di gare, o di
avventure urbane, narrate con la spettacolarità e la proprietà
di linguaggio di Roy Orbison, o di registi come De Palma e
Scorsese, nonchè l' irresistibile forza suggestiva di Dylan.
A differenza dei primi due album, in questo Il Boss inizia a
narrare una storia compiuta, nella quale i protagonisti sono
sempre due ragazzi, non sempre insieme e non sempre innamorati,
ma che attraversano tutta l' opera discografica del Boss.
Caso unico nella storia della musica, ogni suo album inizia
là esattamente dove si è conluso il precedente.
In questo album i personaggi invitano a scappare con loro,
in una romantica fuga notturna.
Il protagonista può star cercando di convincere Mary, all' inizio
di "Thunder Road", a lasciarsi alle spalle tutto ciò che la lega
al passato. Un invito a lasciare questa città di perdenti, a
scappare per vincere [SM=x676669] Questa è una delle canzoni mito
della sua discografia, un qualcosa che cattura l' ascoltatore.
La vibrante "Backstreets", con il suo formidabile sviluppo
drammatico, racconta un tradito amore di gioventù.
La fine di questa storia costringe entrambi ad ammettere che le
promesse che si erano fatti erano irrealizzabili, erano solo dei
sogni destinati a svanire di fronte all' amarezza della vita
reale, uguale a quella di ogni altra persona.
Il punto chiave di questa opera è, però, la canzone dalla quale
è tratto il titolo del disco, un inno al divertimento alla
disperata, che puzza di benzina e lubrificanti. E' il suono di
chitarre che urlano selvaggiamente, spinte dagli eroi che
popolano le autostrade di quel mondo magnifico e irreale.

"le ragazze si aggiustano i capelli negli specchietti retrovisori,
e i ragazzi provano i loro sguardi da duri..."

"Voglio morire sulla strada con te stanotte, in un bacio inseparabile"

"Le autostrade sono intasate da eroi distrutti, alla guida della
loro ultima possibilità, sono tutti in fuga stanotte, ma non
c'è rimasto un posto dove nascondersi;
Insieme, Wendy, possiamo vivere anche con la tristezza,
ti amerò con tutta la pazzia che ho nella mia anima.
Un giorno ragazza, non so quando, raggiungeremo quel posto,
dove davvero vogliamo andare e cammiremo sul sole, ma fino
ad allora i vagabondi come noi, sono nati per correre"
[SM=x676669]

Dopo questo, arriviamo al quarto punto chiave dell' album, il
finale, un finale da sogno [SM=x676699]
Preceduta da "Meeting Across The River", ritratto di un
ragazzo che si trova davanti al fatto che potrà cambiare la
sua vita, ma dal quale con tutta probabilità uscirà malconcio,
se non addirittura morto, "Jungleland" è la più prodigiosa
dimostrazione della capacità creativa e suggestiva del disco.
Un' epopea, una storia compiuta, che riprende lì dove era
finito l' antefatto, narrato in "Incident on 57th Street".
Spanish Johnny adesso è il Topo Magico, lui e la sua ragazza
sono inseguiti da una gang nemica e le "backstreets" stanno
per essere avvolte dalle fiamme, per trasformarsi "in un vero
valzer mortale"
. Finiranno per essere feriti, "nemmeno morti" ,
nell' epico finale di questa stupenda opera in autostrada [SM=x676699]

Il resto dei brani non è meno memorabile, ma impallidisce di
fronte alla grandezza di questi quattro pezzi.
La romantica "She's The One", con il suo tocco alla Bo Diddley,
crea l' atmosfera perfetta per trasportarci fino alla grandiosa
scena finale. "Tenth Avenue Freeze Out", uno dei brani che più
mi piacciono, è il momento più ottimista dell' album, una festosa
ricostruzione dello spirito Stax, mentre "Night" racconta con
passione, sotto un suggestivo sfondo notturno, la fuga da
tutto, da un lavoro, da un capo insopportabile. Il riscatto,
correndo in auto durante la notte, da una vita frustrante.

Superando il milione di copie vendute, "Born To Run" colloca
Springsteen in cima al mondo. Un disco d' oro e le copertina
di "Time" e "Newsweek", nonchè la celeberrima frase, immortale,
scritta sul "Rolling Stone" dal critico musicale (che poi diverrà
suo manager e amico fraterno) Jon Landau: "ho visto il futuro
del rock&roll, il suo nome è Bruce Springsteen".

[Modificato da macallan 12/11/2005 16.41]




grande recensione mac [SM=x676669] [SM=x676661]
macallan
00lunedì 14 novembre 2005 11:18
grazie per i complimenti [SM=x676710]

ricordo quando, tredicenne Springsteeniano in erba, andai
al concerto all' Olimpico, nell' '88, conoscendo solo due
album, "Born In The USA" e "Tunnel Of Love", e ascoltai
così per la prima volta il singolo "Born To Run" [SM=x676669]
fu una vera folgorazione [SM=x676664] e da allora, l' album è
divenuto la colonna sonora dei miei 20 anni [SM=x676669]

[Modificato da macallan 14/11/2005 11.20]

macallan
00sabato 7 gennaio 2006 14:44
Darkness On The Edge Of Town
Con Born To Run la metà del lavoro era fatta, ora veniva il
difficile: confermarsi a grandi livelli, rimanere leali a se
stessi e ai fans, non farsi divorare dalla pubblicità.
Ma le cose si succedettero freneticamente, Bruce non ebbe
tempo per riflettere, quando riuscì a farlo, le cose erano
andate troppo oltre.
In quel periodo confidò a un giornalista: "mi preoccupava molto
essere visto come un' invenzione del momento (...).
Suonavo da dieci anni, sapevo da dove venivo, ciò che volevo e
in cosa credevo".
Bruce doveva riflettere sulla sua nuova condizione di celebrità,
sulla clamorosa risposta del pubblico nel suo tour di concerti
negli Usa. A Filadelfia furono venduti 12.000 biglietti, per
quattro serata in un teatro da 3.000 posti, ma la domanda
superava i 90.000.

Finalmente, dopo una causa legale per dividere le sue sorti da
quelle di Mike Appel (che pure tanto gli aveva dato), Springsteen
inizia il suo sodalizio artistico con Jon Landau e torna in
sala a incidere il suo nuovo album: "Darkness On The Edge Of
Town", che uscirà nel 1978.



Il disco doveva rimettere le cose a posto, doveva riportare
in primo piano il lato oscuro della romantica fantasia urbana
evocata dal primo album.
Con i suoi contenuti, il disco trascina le storie urbane verso
una realtà oscura e inquietante.
Il messaggio di fondo, rispetto a Born To Run, è chiaro: non
basta saltare in auto e correre verso la terra promessa, la
vita è più complicata. Per correre c' è un prezzo da pagare.
Bruce stava imparando a scrivere e le sue canzoni guadagnavano
in forza e compattezza.
I protagonisti sono sempre in fuga, alla ricerca di qualcosa,
oppure stanno fuggendo da una dura realtà.
Ognuno di loro trascina con sè segreti incoffessabili.
Per mantenere alta la sua credibilità di autore e cantante,
per confermarsi ad alti livelli e restare fedele a sè stesso,
il Boss sacrifica buona parte del romanticismo del primo album.
Unica eccezione è il brano "Badlands" (uno dei miei preferiti),
che rappresenta l' anello di congiunzione col precedente disco.
Ma propone comunque una presa di coscienza molto distante dalle
precedenti promesse. Parla di vite che passano nell' attesa di
un momento che non arriverà mai, ma anche che amore, speranza e
fiducia in sè stessi possono aiutare a capire che "non è
peccato sentirsi felici di essere vivi".
"Adam Raised a Cain" è uno sguardo acido ai rapporti tra padri
e figli, mentre "Factory" descrive la vergogna di un lavoro
che trasforma le persone in parti di un ingraggio inumano.
"Candy's Room", molto bella, è una canzone d' amore perfetta [SM=x676664]
"Something In the Night" e "Streets Of Fire" adempiono alla loro
missione di sostegno drammatico della trama, ma i pezzi chiave
sono i due brani presenti alla fine di ciascun lato: "Racing in
the Streets" e il testo dal quale prende il nome il disco.
Il primo pezzo ricostruisce le fantastiche scene conosciute
con "Backstreets" e "Jungleland", ma stavolta i protagonisti
nascondono peccati incoffessabili, fanno gare in mezzo alla
notte come se, attrraverso queste sfide, potessero ridare un
senso alle loro vite.
Infine, "Darkness On The Edge Of Town", rappresenta la chiave di
tutto. L' immagine di un uomo sconfitto, abbandonato, ma che trova
la forza per provarci di nuovo [SM=x676669]
Il lavoro, nel suo complesso, adempie alla missione che il Boss
si era ripromesso di dare durante le incisioni.
Non manca di qualità.
Le canzoni si trascinano con dolore o esplodono con rabbiosi
attacchi di stupenda intensità.

Tuttavia parte della critica lo trova lugubre (in effetti...)
e dal punto di vista delle vendite rappresenta un passo indietro
rispetto a "Born To Run". Il pubblico si era orientato verso
altre mode.
Il successivo lavoro, il maestoso doppio album "The River" [SM=x676688]
metterà le cose apposto [SM=x676664] [SM=x676669]

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