2007-11-07 09:50
di Claudio Sebastiani
PERUGIA - E' un omicidio che trova il suo movente nella violenza sessuale quello di Meredith Susanna Kercher, studentessa universitaria inglese di 22 anni, morta nella notte tra giovedi' e venerdi' scorso a Perugia dove era arrivata per studiare grazie al progetto Erasmus. Dopo quattro giorni di indagini, la polizia ritiene di avere individuato i tre presunti responsabili di quanto successo e stamani li ha fermati. In carcere sono cosi' finiti Amanda Marie Knox, 20 anni, originaria degli Usa, compagna di casa della vittima e impegnata in un corso di italiano all'Universita' per stranieri, Raffaele Sollecito, pugliese di 24 anni, laureando in ingegneria all'ateneo perugino e legato sentimentalmente alla statunitense, e Lumumba Diya, detto Patrick, 38 anni, nato nell'ex Zaire ma dal 1988 nel capoluogo umbro dove ha una compagna, un figlio di poco piu' di un anno ed e' noto come organizzatore di eventi musicali (oltre che come gestore di un locale notturno per il quale lavorava Amanda). Per tutti le accuse sono di concorso in omicidio aggravato e violenza sessuale. Cosa e' successo nella casa dove Amanda e Meredith abitavano e' sintetizzato nelle parole del ministro dell'Interno Giuliano Amato.
''Persone che questa ragazza (la studentessa inglese - ndr) aveva in casa - ha detto - hanno tentato di portarla a rapporti che lei non voleva avere ed e' stata uccisa''. Di probabili ''intenti di sopraffazione sessuale da parte dei presunti colpevoli nei confronti della vittima e conseguente ribellione di quest'ultima'' ha parlato la procura di Perugia. Il quadro delle indagini condotte dalla squadra mobile e dallo Sco ha avuto un accelerazione la notte scorsa e nelle prime ore di stamani si e' completato. Gli inquirenti - coordinati dal sostituto procuratore Giuliano Mignini - ritengono di avere ormai i contorni della vicenda anche se vanno ancora delineati alcuni particolari. Giovedi' scorso, dopo essere tornata nella sua abitazione, Meredith ha subito una violenza sessuale, questo ritengono gli investigatori. Da chi dei due uomini presenti dovranno stabilirlo le analisi scientifiche ancora in corso. Cosi' come gli accertamenti dovranno chiarire chi, probabilmente tra Lubumba Diya e Sollecito, abbia colpito al collo la giovane inglese con un coltello. Facendola quindi morire dissanguata, quando ha cercato di ribellarsi. La posizione dello studente pugliese appare comunque piu' defilata rispetto alle altre. Il padre si e' detto ''assolutamente certo'' dell'estraneita' del figlio alle accuse. Una svolta arrivata con l'esame dei tabulati telefonici della studentessa inglese e di una serie di orme e di impronte trovate nella camera da letto, chiusa con una chiave non ancora trovata cosi' come l'arma del delitto. In terra, la vittima era seminuda e con solo una coperta sul corpo. Gli investigatori hanno poi sentito piu' volte, per ore, i tre fermati.
Confrontato e verificato le loro versioni dalle quali sono emerse numerose contraddizioni (un caos l'ha definito un inquirente). Nessuno avrebbe ammesso la sua responsabilita' ma nemmeno negato la presenza in casa la notte dell'omicidio. In particolare Amanda - che disse di essere stata la prima a tornare in casa venerdi' scorso dopo una notte passata fuori e quindi dando l'allarme - sarebbe crollata fornendo elementi importanti per chiudere il cerchio. Accertamenti proseguiti anche stamani quando il medico legale ha eseguito sui fermati una ispezione disposta dalla procura. Un delitto maturato nell'ambiente degli studenti universitari, ha spiegato il questore Arturo De Felice per il quale l'indagine e' ormai chiusa. Per lui soddisfazione per l'esito dell'inchiesta ma anche ''grande amarezza per una giovane che qui studiava e invece ha trovato la morte''. Una giovane che ''stava realizzando i propri sogni'' ha detto la sorella Stephanie leggendo un messaggio a nome della famiglia di fronte alla stampa. Sogni stroncati da tre coltellate alla gola in un appartamento di Perugia.
(ansa.it)