00 09/06/2008 17:50
Milano, 9 giu. (Apcom) - In carcere sono finiti il primario della divisione di Chirurgia Toracica del Santa Rita, Pierpaolo Brega Massone, insieme con il suo collaboratore Pietro Fabio Presicci, con le accuse di omicidio volontario e lesioni gravissime. Come hanno rivelato gli inquirenti, è stato "fondamentale" il ruolo delle intercettazioni telefoniche per ricostruire la vicenda. "Nelle telefonate - ha detto il pm Tiziana Siciliano - gli indagati parlano chiaramente della necessità di operare per guadagnare, subordinando il bene del paziente all'interesse economico".

Il colonnello delle Fiamme Gialle Cesare Marangoni ha confermato: "Senza le intercettazioni non avremmo mai accertato i casi di omicidio. Si comprende anche che i pazienti venivano visti solo come oggetti per far soldi: chi veniva ricoverato al Santa Rita aveva 99 probabilità su 100 di essere operato".

Ignari i pazienti operati nella clinica privata, che ritenevano di essere curati in una struttura ospedaliera d'elite. Da quanto è emerso, spesso gli interventi chirurgici voluti al Santa Rita andavano contro i pareri del medico curante dei pazienti. In più, spesso chi veniva sottoposto a operazione firmava un consenso informativo incompleto o del tutto falso, che riportava indicazioni chirurgiche diverse da quelle che poi venivano effettuate. I medici, secondo quanto appurato dagli inquirenti, si accanivano sui pazienti più anziani che sottoponevano a operazioni inutili. In particolare, a una 90enne, morta sotto i ferri, è stata asportata parte del seno per 3 volte in sette mesi.

Nell'ambito delle inchiesta sono indagate complessivamente 18 persone e sono oltre 4mila le cartelle sequestrate dalla Guardia di Finanza: per oltre 3mila di queste è stato accertato il reato di truffa. I reati contestati alle persone arrestate vanno dal 2005 al luglio di 2007 ma le vittime delle operazioni superflue effettuate al Santa Rita potrebbero essere molte di più.